Agrigento

Trentacinque anni fa il brutale omicidio di Alfonso Principato: la storia di un eroe agrigentino

Ucciso perché non voleva che si sparasse contro i rapinatori. Trentacinque anni fa, il 15 aprile 1985, si consumava il brutale omicidio dell’appuntato agrigentino Alfonso Principato, medaglia d’oro al valore militare, ucciso da tre piccoli rapinatori al culmine di un inseguimento terminato nel sangue in mezzo alle campagne di Racalmuto. La storia di Alfonso Principato, […]

Pubblicato 4 anni fa

Ucciso perché non voleva che si sparasse contro i rapinatori. Trentacinque anni fa, il 15 aprile 1985, si consumava il brutale omicidio dell’appuntato agrigentino Alfonso Principato, medaglia d’oro al valore militare, ucciso da tre piccoli rapinatori al culmine di un inseguimento terminato nel sangue in mezzo alle campagne di Racalmuto. La storia di Alfonso Principato, eroe della nostra provincia, merita di essere conosciuta, appresa e soprattutto ricordata.

 Nato ad Agrigento nel 1945 Principato prestava servizio presso il Reparto Radiomobile dei carabinieri di Canicattì: l’inizio della fine ha una data ben precisa: 14 marzo 1985. A Raffadali, grosso centro alle porte di Agrigento, viene rubata un’automobile ad un avvocato targata AG210985. Una bmw color verde. Apparentemente un furto come tanti ne avvengono, specialmente a Favara. E’ qui che la storia di Alfonso Principato si intreccia, fatalmente, con quella di tre giovane “favaresi: Angelo Puccio, 18 anni, Salvatore Martorana, 22 anni e infine Rosario Morreale, lui non ha ancora l’età neanche per guidare un’automobile. I tre decidono di dare una svolta alla loro vita “puntando” due distributori di benzina: il primo ad Aragona dove, armati di due pistole, riescono a farsi consegnare il bottino dal benzinaio: 150 mila lire. Ma non è finita. Dopo la fuga i tre ragazzini non si sentono appagati e decidono di mettere a segno un altro colpo: questa volta pochi chilometri più avanti, a Racalmuto: stessa scena di qualche minuto prima. Pistole in faccia al benzinaio che, terrorizzato, consegna 200 mila lire ai tre. Nel frattempo, però, una gazzella dei carabinieri era stata avvertita durante il primo “colpo” e così inizia la caccia ai banditi. Ne nasce un inseguimento culminato con l’uscita di strada della Bmw e una fuga a piedi tra le campagne di Racalmuto. 

Alfonso Principato, che insieme ad un collega è sulle tracce dei tre rapinatori, riesce ad intercettare il più giovane dei tre, rimasto indietro rispetto agli altri a causa di una caduta. Si sente in trappola, è ormai braccato e senza vie d’uscita. Gli rimane un’unica carta da giocare: sparare. Un primo colpo raggiunge l’appuntato al viso che cade ferito per terra. Il ragazzino si avvicina al militare e ne spara altri due, mortali.La fuga dei tre banditi dura appena 24 ore: i carabinieri li arrestano all’alba del giorno dopo. Oggi, a distanza di trentacinque anni, si commemora la scomparsa di Alfonso Principato che di anni ne avrebbe compiuti 75. Piazze e vie portano il suo nome e, di anno in anno, si celebra quel gesto eroico che gli è valso il riconoscimento della medaglia d’oro al valore militare con questa motivazione: «Durante un servizio perlustrativo inseguiva tre malfattori che dopo aver consumato due rapine a mano armata, abbandonato il mezzo sul quale viaggiavano, cercavano di far perdere le loro tracce con la fuga nei campi. Raggiunto, dopo reiterati conflitti a fuoco, uno dei rapinatori, mentre con determinazione e sprezzo del pericolo lo affrontava, veniva da questi mortalmente ferito. Fulgido esempio di elette virtù militari fino al sacrificio della vita.»

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