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Mafia a Camastra, arrestato cassiere del clan dopo condanna definitiva 

Calogero Piombo è ritenuto il “cassiere” della cosca e all'interno del suo tabacchino si sarebbe svolti summit

Pubblicato 1 anno fa

Con la pronuncia della Corte di Cassazione diventano definitive le quattro condanne disposte nel processo scaturito dall’inchiesta Vultur, operazione della Squadra Mobile di Agrigento che ha fatto luce sulla famiglia mafiosa di Camastra. E nelle scorse ore le forze dell’ordine hanno arrestato Calogero Piombo, tabaccaio del paese, condannato a 13 anni e 6 mesi di reclusione. L’uomo, ritenuto il “cassiere” della cosca, era l’unico degli imputati a piede libero. Deve scontare una pena residua di 7 anni e 4 mesi.  All’interno del suo negozio, secondo quanto ha accertato il processo, si sono tenuti summit di Cosa Nostra e sarebbero stati spartiti i proventi delle estorsioni. Dopo le formalità di rito è stato associato presso la casa circondariale “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento. 

Diventano definitive anche le condanne di Rosario Meli (17 anni e 6 mesi) ritenuto il capo della famiglia di Camastra e personaggio principale dell’inchiesta; 14 anni e 6 mesi al figlio Vincenzo, 52 anni, accusato di avere gestito gli affari della famiglia di Cosa Nostra in paese; Ventidue anni, in continuazione con altre due condanne precedenti, sono stati inflitti, infine, a Calogero Di Caro, capo del mandamento di Canicattì.

Il processo ha accertato anche un giro di estorsioni che Rosario Meli e Piombo hanno cercato di imporre a Vincenzo De Marco e Bruno Forti, soci della “San Giuseppe sas”, che si occupa di onoranze funebri. L’operazione, eseguita dalla squadra mobile, e’ scattata il 7 luglio del 2016. Ai due imprenditori – costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Giuseppe Scozzari e Teresa Alba Raguccia -, secondo quanto ha accertato il processo, sono stati chiesti 600 euro per ogni funerale che effettuavano con la loro agenzia.

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