Agrigento

Caso Diciotti, in Corte d’Assise il processo ai quattro scafisti

Approda in aula ad Agrigento, davanti la Corte d’Assise presieduta dal giudice Wilma Angela Mazzara, il processo a carico dei quattro presunti scafisti che la sera del 16 agosto 2018 condussero un gommone a largo di Lampedusa con a bordo oltre 177 migranti soccorsi poi dalla nave della Guardia Costiera italiana “Diciotti”. La vicenda è […]

Pubblicato 4 anni fa

Approda in aula ad Agrigento, davanti la Corte d’Assise presieduta dal giudice Wilma Angela Mazzara, il processo a carico dei quattro presunti scafisti che la sera del 16 agosto 2018 condussero un gommone a largo di Lampedusa con a bordo oltre 177 migranti soccorsi poi dalla nave della Guardia Costiera italiana “Diciotti”. La vicenda è la stessa da cui è scaturita l’inchiesta della Procura di Agrigento a carico dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona aggravato, per aver impedito lo sbarco della nave Diciotti. L’indagine a carico del leader della Lega partì da Agrigento che trasferì poi le carte prima a Palermo e di conseguenza al Tribunale dei Ministri. Il Tribunale dei ministri archiviò per le “condotte” relative ai primi cinque giorni di crisi al largo di Lampedusa dichiarandosi incompetente per i restanti 7 giorni , rinviando gli atti a Catania. Il procuratore etneo Zuccaro chiese l’archiviazione che fu però rigettata dal Tribunale dei Ministri che, di contro, chiese l’autorizzazione al Senato (che la respinse il 20 marzo 2019) a procedere nei confronti di Matteo Salvini.

Ad Agrigento ,invece, sono quattro gli imputati – tre egiziani ed un bengalese – su cui pendono le pesanti accuse di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di uomini e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla violenza sessuale e al procurato ingresso illegale in Italia. A riconoscerli – secondo l’inchiesta della Squadra Mobile di Agrigento coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo – proprio i migranti con i quali erano a bordo che – una volta sbarcati – hanno riconosciuto gli scafisti. 

Ed è proprio su questo punto che questa mattina si è concentrata l’udienza: ricostruire l’iter – dalla prima segnalazione fino allo sbarco – e il metodo utilizzato per identificare tutti i migranti presenti a bordo. A riferire i dettagli in aula è stato – in qualità di testimone chiamato a deporre dalla difesa (dopo la rinuncia dell’accusa) – il commissario capo Giovanni Franco, attualmente numero due della Squadra Mobile di Agrigento. 

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