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Castrofilippo, turbativa d’asta per favorire aziende vicine alla mafia: “Indagini nate da fonte confidenziale”

Cambia nuovamente il collegio di giudici nell’ambito del processo a carico dell’ex capo dell’ufficio tecnico del comune di Castrofilippo Vincenzo Manzone, 76 anni, accusato di turbativa d’asta con l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra: il giudice Gianfranca Claudia Infantino, in attesa di altro incarico, viene sostituita e le parti, prestando il consenso, hanno dato il […]

Pubblicato 5 anni fa

Cambia nuovamente il collegio di giudici nell’ambito del processo a carico dell’ex capo dell’ufficio tecnico del comune di Castrofilippo Vincenzo Manzone, 76 anni, accusato di turbativa d’asta con l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra: il giudice Gianfranca Claudia Infantino, in attesa di altro incarico, viene sostituita e le parti, prestando il consenso, hanno dato il via al rinnovo di tutti gli atti dibattimentali scongiurando un azzeramento del processo.

L’udienza riprendeva questa mattina per sentire un maresciallo dei carabinieri che ha prestato servizio a Castrofilippo svolgendo sul campo le indagini: “Poco dopo il mio insediamento una fonte confidenziale ci raccontò di presunti rapporti tra soggetti e uomini dell’amministrazione comunale e in particolare l’assegnazione di alcuni lavori che venivano “frammentati” e concessi ai fratelli Alaimo. La nostra fonte confidenziale ci raccontò che il sindaco Ippolito aveva fatto vincere l’appalto a tale Cimino che, sempre secondo la nostra fonte confidenziale, altro non era che un prestanome dei fratelli Alaimo.”

Contestati tre episodi: due lavori di manutenzione stradale ed il completamento di un centro diurno. A tirar in ballo l’ex dirigente dell’Ufficio Tecnico sono i collaboratori di giustizia Maurizio Di Gati, già capo di Cosa Nostra agrigentina, e l’ex consigliere comunale di Naro e braccio destro di Giuseppe Falsone, Giuseppe Sardino. 

Il primo spiegò nei dettagli il “metodo” con cui si assegnavano gli appalti alle imprese vicine: “In sostanza si mettevano d’accordo per assegnarsi un appalto ciascuno e presentavano le buste. Una volta vinceva uno e una volta l’altro”. Sardino, nelle scorse udienze, ha raccontato invece la “disponibilità” dell’allora sindaco Ippolito, che a suo dire incontrò anche Falsone durante la sua latitanza, e del geometra Manzone anche se su quest’ultimo specificò di non essere in grado di dire cosa in concreto avesse fatto in favore di Cosa Nostra. 

L’accusa è rappresentata dal sostituto procuratore della DDA di Palermo Maria Teresa Maligno. Il geometra Manzone è difeso dagli avvocati Nino e Vincenza Gaziano. Si torna in aula il 29 aprile.

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