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“Estorsioni a dipendenti a Licata”, confermato sequestro di 405 mila euro

Il Riesame ha confermato la decisione sul sequestro conservativo dei beni di Maria Barba

Pubblicato 2 anni fa

Il tribunale del Riesame, presieduto dal giudice Wilma Angela Mazzara, ha confermato la decisione del gup Stefano Zammuto disponendo il sequestro conservativo dei beni immobili di Maria Barba, figura centrale dell’inchiesta “Stipendi Spezzati” ed ex moglie dell’imprenditore Salvatore Lupo, ucciso lo scorso ferragosto,  pari a 405 mila euro in favore della parti civili costituitesi. La decisione è arrivata dopo che i legali della donna avevano presentato istanza contro quanto stabilito dal gup Zammuto che, lo scorso aprile, aveva accolto la richiesta dell’avvocato Angelo Farruggia. 

Il processo, dopo il rinvio a giudizio di tre persone, partirà il prossimo 30 giugno davanti i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato. Sul banco degli imputati Maria Barba, Caterina Federico, 38 anni di Licata e Veronica Sutera Sardo, 34 anni di Agrigento. Secondo la ricostruzione accusatoria avrebbero assunto i dipendenti della cooperativa sociale imponendogli una retribuzione non adeguata, o comunque inferiore, alle prestazioni lavorative obbligandoli in seguito ad aprire conti correnti e consegnare pin e bancomat in modo da consentire l’accredito dell’intera somma e provvedere poi al prelevamento del denaro contante.

L’inchiesta è una costola del blitz “Catene Spezzate” – eseguito nel 2015 –  che lo scorso maggio ha portato al rinvio a giudizio di otto persone per maltrattamenti e sequestro di persona nei confronti di alcuni disabili ospiti della cooperativa. Nel collegio difensivo anche gli avvocati Domenico Russello, Raffaele Bonsignore, Salvatore Manganello, Salvatore Pennica, Alfonso Neri e Graziano Magliarisi. 

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