Mafia

Antimafia, Cracolici: “Situazione allarmante, Regione vissuta come un bancomat”

Presentato in aula all'Ars il bilancio annuale dell'attività della commissione

Pubblicato 1 ora fa

 “Questa Regione è vissuta come un ‘bancomat’ a cui attingere in ogni modo e con qualunque mezzo, l’assemblea non può girare la faccia di fronte a una tempesta che mina la credibilità stessa dell’istituzione. Una Regione sempre più piegata a interessi e intermediazioni e distante dai cittadini, preda per tanti predatori che ruotano intorno all’amministrazione. Predatori che hanno come unico obiettivo quello di costruire attorno all’utilizzo della macchina regionale il consenso, che diventa sempre più un consenso ‘maleodorante’”. Lo ha detto il presidente della commissione Antimafia all’Ars, Antonello Cracolici, in un passaggio della sua presentazione in aula, all’Ars, prevista per discutere della relazione sull’attività svolta lo scorso anno dalla commissione. In apertura il presidente ha espresso “piena solidarietà all’onorevole La Rocca Ruvolo per gli insulti ricevuti nell’esercizio della sua funzione di parlamentare”.

Un intervento che risente della “vicenda politica e amministrativa gravissima che ha coinvolto dirigenti, funzionari e amministratori di enti e aziende sanitarie – ha aggiunto Cracolici – Le storie emerse ci mostrano una burocrazia ormai piegata e asservita alla politica che nomina vertici e ruoli apicali alla Regione e nelle società partecipate o nelle aziende sanitarie. Questo ha generato elementi di connivenza per cui la fedeltà prevale sulla legalità”. 

Il presidente ha poi ricordato il filo rosso che ha legato l’azione della commissione antimafia, “l’ascolto che si trasforma in proposta”, con diversi provvedimenti approvati “che rivendico con orgoglio: dalla prima legge che combatte la cultura mafiosa, sottraendo i figli dei boss a un destino già segnato dall’appartenenza ai clan, cioè “Liberi di scegliere” (la n.24 del 5 giugno 2025, ndr), nata da un protocollo ideato dal presidente del tribunale per i minori di Catania, Roberto Di Bella, e che arriva fino alla revoca della potestà genitoriale, alla legge regionale che ha previsto un fondo di 4 milioni di euro per concedere credito alle imprese confiscate e le start-up che si occupano di agricoltura sociale in terreni confiscati (art. 16 legge regionale 18 novembre 2024, n.28, ndr), a quella che ha stanziato 15 milioni di euro per garantire la sicurezza ai tanti comuni siciliani che non avevano fondi per finanziare sistemi di videosorveglianza, sorta proprio su impulso della scorsa relazione presentata da questa commissione (art.6 legge regionale 12 agosto 2025, n.29, ndr). È ‘l’antimafia del fare’ con cui abbiamo voluto caratterizzare l’azione di questa commissione, partendo da un’idea di concretezza avviata dall’ascolto attento e capillare dei territori”.

Le questioni finite sul tavolo della commissione Antimafia hanno evidenziato come i controlli in Sicilia siano un problema strutturale: “vale per la sanità, come abbiamo scoperto con l’istituto zooprofilattico dove per anni non c’è stata alcuna vigilanza – ha proseguito Cracolici – ma anche per il caso delle concessioni demaniali alla società Italo – Belga dove emerge una grave lacuna gestionale che offre il fianco a ogni rischio di infiltrazione e dove, alla società con un amministratore imparentato con persone legate a cosa nostra non viene chiesto il certificato antimafia malgrado operi in regime di subappalto in una concessione pubblica”. 

La situazione attuale è per il presidente “allarmante, con un pezzo della classe politica che è chiamata a rispondere di comportamenti amministrativi che hanno contribuito ad abbassare la soglia di attenzione e il rispetto delle regole”. Il riferimento è alla “somministrazione dei bandi portati a conoscenza a una ristretta cerchia di amici, alla gestione di un servizio sanitario come centro di favori e malaffare. Di contro, i cittadini, scontano ogni giorno le inefficienze di un sistema che è sempre meno di cura e attenzione e sempre più un lusso per pochi. Se passa il messaggio che alla fine a fare da argine è rimasta solo la magistratura per portare alla luce elementi deviati della cosa pubblica, ci troveremo di fronte a una politica sempre più debole e asservita alla logica del favore, dove, in nome del consenso, tutto è possibile. 

Infine, una considerazione sul ruolo della politica: “Se la magistratura parla di un sistema diffuso di condizionamento della vita pubblica piegato a interessi clientelari e corruttivi, cos’altro dobbiamo aspettarci? Siamo sicuri che le questioni di queste ore riguardino solo Cuffaro e il suo sistema? La decisione del presidente Schifani di rimuovere un partito fondamentale per la coalizione di centrodestra come la Dc è una prima risposta, ma è davvero un atto sufficiente? Galleggiare in attesa di scoprire il prossimo scandalo ha concluso Cracolici – è il miglior favore che possiamo fare a chi pensa che alla illegalità non vi sia alternativa. Ma per non galleggiare occorrono atti forti che sappiano dimostrare che la politica è in grado di aprire una nuova fase e restituire l’onorabilità ai cittadini di questa terra”.

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Grandangolo Settimanale N. 40 - pagina 1

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