Agrigento

Falsi crediti di imposta, 117 indagati e 6 arresti: in manette due agrigentini

Sono 117 gli indagati in tutta Italia nell’ambito dell’operazione della Guardia di Finanza di Gela che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone accusate di avere costituito un’associazione per delinquere finalizzata all’indebita compensazione di crediti di imposta. Gli arrestati:  Rosario Marchese, 33 anni di Gela ma residente in Lombardia;  Giuseppe Nastasi, 35 […]

Pubblicato 5 anni fa

Sono 117 gli indagati in tutta Italia nell’ambito dell’operazione della Guardia di Finanza di Gela che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone accusate di avere costituito un’associazione per delinquere finalizzata all’indebita compensazione di crediti di imposta.

Gli arrestati:  Rosario Marchese, 33 anni di Gela ma residente in Lombardia;  Giuseppe Nastasi, 35 anni di Gela; Salvatore Sambito, 38 anni, commercialista e revisore dei conti agrigentino; l’imprenditore Rosario Barragato, 47 anni di Palma di Montechiaro; l’avvocato di Milano Roberto Goldaperini, 56 anni di Milano, e Gianfranco Casassa, consulente di Brescia, 54 anni.

tra gli arrestati ci sono un imprenditore di Caltanissetta, ma residente nel bresciano, 33 anni, raggiunto di recente da misura di prevenzione patrimoniale da parte della Dia ; un commercialista agrigentino e altri due siciliani; un avvocato di Milano e un consulente bresciano.

A capo della presunta banda ci sarebbe proprio l’imprenditore 33enne.

La Procura di Gela ipotizza un ben consolidato sistema messo in piedi dalla presunta associazione a delinquere che avrebbe beneficiato della cancellazione dei loro debiti tributari.

Il meccanismo si basava sulla compensazione di posizioni tributarie, alterate attraverso la presentazione di modelli di pagamento F24, che i consulenti presentavano direttamente in banca oppure attraverso i servizi di internet banking messi a disposizione dagli intermediari finanziari, mediante il versamento di un solo euro per ogni modello di pagamento, ovvero un importo minimo per evitare la presentazione del modello F24 tramite i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate.

Il “sistema” rodato ormai da diverso tempo ha permesso all’organizzazione criminale, ramificata su tutto il territorio nazionale, di azzerare debiti tributari per oltre 22 milioni di euro, utilizzando in compensazione crediti fiscali inesistenti, riferiti ad investimenti in aree svantaggiate, di fatto mai avvenuti e, sottraendoli alle casse dello Stato.

Il sistema ha permesso al gruppo di avere un ingente profitto illecito di circa 4 milioni di euro, distribuito poi ai componenti della banda sulla base di precise percentuali.

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