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Favara, soldi spariti ed estorsione da 250 mila euro a sfondo sessuale: Pasquale Distefano sfugge alla cattura

Una storia contorta e complicata che affonda le sue radici a Favara e che, lentamente, sta facendo emergere tutte le sue verità. Un contesto condito da soldi rubati ai clienti, da minacce e da ricatti a sfondo sessuale che coinvolgerebbero anche minori. Proprio per la delicatezza della vicenda e l’urgenza di porre fine a questa […]

Pubblicato 5 anni fa

Una storia contorta e complicata che
affonda le sue radici a Favara e che, lentamente, sta facendo emergere tutte le
sue verità.

Un contesto condito da soldi rubati ai
clienti, da minacce e da ricatti a sfondo sessuale che coinvolgerebbero anche
minori.

Proprio per la delicatezza della vicenda e
l’urgenza di porre fine a questa storia la Procura di Agrigento (Pm Chiara
Bisso) ha dato un notevole impulso alle indagini richiedendo (e ottenendo dal
Gip Alessandra Vella) gli arresti domiciliari per i “protagonisti” di questa
triste storia. Anche
se, uno degli indagati, il personaggio principale di tutta la vicenda, ossia l’ex
impiegato delle Poste di Favara, Pasquale Distefano, al momento, è riuscito a
sfuggire alla cattura.

Ed è così che i carabinieri della Tenenza di Favara hanno arrestato nelle scorse settimane Umberto Nocito e Annamaria Stagno, lui originario di Messina lei di Favara, che avrebbero messo in atto una mega estorsione da 250 mila euro nei confronti proprio di Pasquale Distefano, 62 anni, di Favara. Quest’ultimo, raggiunto da misura cautelare degli arresti domiciliari, come detto, non è ancora stato trovato.

Tutto nasce da una
duplice denuncia. La prima presentata da Nocito e Stagno contro Di Stefano la
seconda presentata da Distefano contro Nocito e Stagno. Con sullo sfondo l’ammanco
di 570 mila euro dalle casse dell’Ufficio postale di Favara.

Secondo la ricostruzione Distefano, abilitato ad eseguire operazioni di addebito e accredito dato il suo ruolo da sportellista alle Poste, si sarebbe appropriato indebitamente – tra il 2011 ed il 2017 – di una somma pari a circa 570 mila euro distraendo beni mediante prelievi non autorizzati, spesso contestualmente a rimborsi di buoni fruttiferi, occultandoli poi tramite diversi escamotage.

Per questo è accusato di peculato ma non
finisce qui.

La seconda accusa nei suoi confronti,
quella cardine dell’intera indagine, è di atti sessuali con minore perchè,
secondo l’accusa, si sarebbe fotografato i genitali mostrando poi la foto ad
una ragazzina alla quale rivolge il brutale invito: “Questa foto dalla a tua madre”.

Proprio questo circostanza sarebbe stata
la “chiave” per poter ricattare Di Stefano.

Ed è così che entra in gioco la coppia:
venendo a sapere del suo “segreto” hanno cominciato a inoltrare richieste
sempre più continue di soldi fino ad arrivare ad estorcere una cifra pari a 250
mila euro.

Improvvisamente Di Stefano sparisce. Va in
Lombardia, poi in Germania: chiede le ferie e, poco dopo, anche una proroga.
Nel frattempo gli viene danneggiato il portone di casa, vengono trovate delle
scritte e bruciata l’auto.

E Di Stefano capisce che dietro quegli
avvertimenti potrebbero esserci Stagno e Nocito. Li contatta, chiede
spiegazioni, ma riceve ulteriori minacce compresa la più grave: “Se non paghi raccontiamo tutto a tua moglie
e tua figlia”.

Cosa che realmente avviene mettendo in
luce ulteriori gravi abusi sessuali ai danni di altre ragazzine minorenni.

Poi, Pasquale Distefano comprendendo che
non sarebbe uscito fuori da questa torbida vicenda, decide di denunciare e
autodenunciarsi presentando querela avanti l’autorità giudiziaria di Milano,
querela che è stata trasmessa tempestivamente alla Procura di Agrigento e che
ha dato origine ad ulteriori accertamenti disposti dal pubblico ministero
Chiara Bisso che conduce l’indagine e che ha chiesto i provvedimenti di cattura
(accolti dal Gip)

Ieri, intanto, nel corso dell’udienza davanti al Tribunale del Riesame, la difesa della coppia – rappresentata da Luigi Troja, Antonietta Pecoraro e Samantha Borsellino – ha chiesto la revoca della misura cautelare: “Vivono in regioni diverse, non c’è più il rischio di reiterare il reato o inquinare le prove”.

Si è in attesa della
decisione del Gip Alessandra Vella.

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