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Il killer licatese re delle truffe postali: 3 condanne e 1 assoluzione

Avrebbero falsificato e contraffatto decine di buoni postali fruttiferi che venivano negoziati da falsi intestatari che poi richiedevano l’emissione di vaglia nei confronti degli ideatori di una delle truffe apparentemente più ingegnose. Questo meccanismo, a partire dal 2011, avrebbe fruttato centinaia di migliaia di euro con oltre una dozzina di persone vittime del raggiro tra […]

Pubblicato 4 anni fa

Avrebbero falsificato e contraffatto decine di buoni postali fruttiferi che venivano negoziati da falsi intestatari che poi richiedevano l’emissione di vaglia nei confronti degli ideatori di una delle truffe apparentemente più ingegnose. Questo meccanismo, a partire dal 2011, avrebbe fruttato centinaia di migliaia di euro con oltre una dozzina di persone vittime del raggiro tra Licata, Campobello di Licata e Sommatino. 

Il Tribunale di Caltanissetta ha condannato tre delle quattro persone coinvolte nell’inchiesta: si tratta di Salvatore Mattina, 31 anni, condannato a cinque anni di reclusione; il licatese Luigi Cassaro, 51 anni, condannato alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione (ma sta scontando 30 anni di carcere per l’omicidio dell’imprenditore Calcagno a Palagonia ripreso dalle telecamere ); Francesco Liuzza, 47 anni di Canicattì, condannato a 2 anni di reclusione e 516 euro di multa. L’unico assolto è l’operatore postale di Sommatino Giuseppe Gloria, difeso dagli avvocati Angela Porcello e Giuseppe Giardina, perché il fatto non costituisce reato. L’accusa nei suoi confronti era quella di peculato.

Gli altri rispondevano delle accuse di falso e ricettazione. C’è anche Luigi Cassaro, dunque, tra le persone condannate per la maxi truffa dei buoni fruttiferi. Cassaro, 51 anni di Licata, sta attualmente scontando una condanna a 30 anni (rito abbreviato) per l’omicidio di Francesco Calcagno avvenuto a Palagonia nell’estate 2017. Il delitto ebbe molto risalto perché fu ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’abitazione e furono proprio quelle immagini a immortalare e incastrare il killer licatese. Ancora oggi, dopo che la condanna è stata confermata anche in Appello, non si conoscono i motivi di quel delitto dato che non esiste alcun collegamento tra vittima e carnefice. Per questo si è sempre più accreditata la pista dell’omicidio su commissione.

Tornando all’inchiesta nissena ,  che ha trovato pieno riscontro nel verdetto di primo grado, La Mattina e Cassaro avrebbero ideato un vero e proprio escamotage fatto di clonazione e falsificazione di buoni postali e documenti di identità. In una seconda fase questi buoni venivano negoziati dai finti intestatari che poi provvedevano all’incasso delle somme. 

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