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Inchiesta Halycon, arrestato Antonino Cusumano; indagati due elettrauto che disattivarono le cimici

Ancora sviluppi, con tre nuovi indagati, nell’ambito dell’inchiesta Halycon che, nelle scorse settimane, ha portato al fermo di sette persone tra cui il boss Giovanni “il professore” Lauria e un funzionario della Regione Siciliana, Lucio Lutri, 60 anni, maestro venerabile massone (non raggiunto dall’odierno provvedimento) accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. I carabinieri del […]

Pubblicato 5 anni fa

Ancora sviluppi, con tre nuovi indagati, nell’ambito dell’inchiesta Halycon che, nelle scorse settimane, ha portato al fermo di sette persone tra cui il boss Giovanni “il professore” Lauria e un funzionario della Regione Siciliana, Lucio Lutri, 60 anni, maestro venerabile massone (non raggiunto dall’odierno provvedimento) accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

I carabinieri del Ros, insieme ai colleghi del Comando Provinciale di Agrigento guidato dal colonnello Giovanni Pellegrino e del Reaprto operativo guidato dal ten.col. Rodrigo Micucci e i militari della Compagnia di Licata, agi ordini del capitano Francesco Lucarelli, hanno arrestato Antonino Cusumano 43 anni, di Licata, dipendente del noto ristorante “Il Sombrero” (addetto al bar ma “dominus” per gli inquirenti) il cui titolare è il fratello Serafino.

I pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, con il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Geri Ferrara, Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, gli contestano il reato di favoreggiamento aggravato dall’avere agevolato l’associazione mafiosa.  Per loro Cusumano era il messaggero tra i mafiosi Mugnos e Casa e messo a disposizione per gli incontri di mafia i locali del ristorante-bar “El Sombrero” di Licata.

L’uomo è
finito nei guai grazie alle intercettazioni: “Allora io sto arrivando al Sombrero che mi ha chiamato Nino Cusumano
che mi deve parlare”,
diceva Mugnos. Quando quest’ultimo aveva necessità di
contattare Casa si rivolgeva a “Nino (Cusumano, ndr) che a sua volta invitava
Mugnos “per un cappuccino altrimenti
finisce il latte”.

Queste frasi per gli inquirenti avevano altre finalità  rappresentavano la convocazione per riunioni importanti tra mafiosi. E Cusumano, secondo i carabinieri, era l’uomo vedetta: appena notava qualcosa di strano davanti il ristorante dove lavorava avvisava i mafiosi.

Per la stessa ipotesi di reato, invece è stata disposta la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per un secondo indagato, Antonino Massaro, elettrauto di 61 anni . Quest’ultimo e un terzo indagato, Marco Massaro, 43 anni, sono stati sottoposti a perquisizione domiciliare. La posizione dei due indagati non arrestati è questa: si tratta di due elettrauto licatesi, che si sono adoperati per scovare e rendere inattive le cimici piazzate dagli investigatori per ascoltare le conversazioni dei presunti mafiosi.

In particolare nel gennaio di due anni fa, scovò una microspia piazzata dagli investigatori sul fuoristrada utilizzato da Mugnos. E la cimice registrò Massaro mentre armeggiava dentro il suo Nissan Pathfinder: “… figli di bagascia che siete… figli di puttana che siete”. Aveva rinvenuto la microspia e avvertì subito Mugnos: c’era “il microchip” ma “non lo posso toccare…Va beh. .. loro hanno scombinato mezzo mondo … va beh … ciao ‘mbare Giovà!””.

Si tratta di uno sviluppo dell’inchiesta antimafia “Halycon”, che lo scorso 3 agosto ha fatto scattare, ad opera del Ros, il fermo di 7 persone. E proprio a loro, nelle ultime ore, i carabinieri hanno notificato le ordinanze di custodia cautelare, firmate dal Gip del Tribunale di Palermo, Fabio Licata.

Le sette persone che vennero fermate lo scorso 3 agosto ossia Giovanni Lauria, 79 anni, inteso “il professore”; il figlio Vito di 49 anni; Angelo Lauria di 45 anni, farmacista; Giacomo Casa di 63 anni; Giovanni Mugnos di 53 anni, Raimondo Semprevivo di 47 anni (ed anche Lucio Lutri raggiunto da provvedimento firmato da altro Gip del Tribunale di Palermo) hanno avuto tutti confermata la custodia cautelare in carcere .

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