La strage di Ravanusa, l’ultimo saluto alle vittime: “Si è fatto buio”
Tra loro anche il piccolo Samuele, il bimbo che ha sperimentato la morte ancora prima di assaporare la vita
di Irene Milisenda e Giuseppe Castaldo
Un silenzio assordante ha accompagnato l’intero svolgimento dei funerali delle vittime della strage di Ravanusa celebrati dall’arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano davanti una gremita piazza Primo Maggio. Il paese ha salutato per l’ultima volta le dieci persone decedute in seguito alla tragica esplosione avvenuta sabato sera tra via Trilussa e via Galilei.
Dieci, sì. Tra loro anche il piccolo Samuele, il bimbo che ha sperimentato la morte ancora prima di assaporare la vita. Era nel grembo della mamma Selene, che proprio oggi invece avrebbe dovuto compiere trent’anni. Il piccolo sarebbe dovuto nascere mercoledì. “Si è fatto buio nella vita di Samuele, che Selene avrebbe dato alla luce proprio in questi giorni e che, pur non avendo fatto in tempo a nascere, era già a pieno titolo uno di noi.” ha detto l’arcivescovo durante l’omelia.
“Si è fatto buio nella comunità di Ravanusa, che nell’esplosione, insieme ai suoi figli, ha perso un pezzo del suo spazio urbano e una traccia della sua memoria – ha detto mons.Damiano – ma ha perso anche la possibilità di sentirsi al sicuro, su un sottosuolo che si è dimostrato compromesso e dentro strutture che si sono rivelate precarie. Si è fatto buio nella comunità di Campobello, la comunità di Selene, dove lei abitava insieme al marito e al bambino che stavano aspettando e che avrebbe completato la loro famiglia appena costruita. E si è fatto buio nella nostra terra e nella nostra Chiesa di Agrigento, che nella solidarietà civile e nella carità cristiana si sono ritrovate come una grande famiglia, unita dalla stessa angoscia, dalla stessa speranza e dallo stesso dolore. Si è fatto buio anche nell’intero Paese, che ha seguito con apprensione le fasi di un’ennesima tragedia che un maggiore senso di responsabilità e un controllo più attento forse avrebbero potuto evitare.”
Le vittime. E’ il giorno del dolore a Ravanusa. A sei giorni dal terribile boato che ha provocato l’esplosione oggi è il giorno del silenzio e del dolore. Il paese ha salutato per l’ultima volta le vittime di questa immane tragedia. Lacrime e commozione tra i parenti presenti alla cerimonia in prima fila davanti lo sfilare dei feretri. Un fiocco azzurro è stato apposto sulla bara di Selene Pagliarello, la giovane madre “figlia di tutti” che teneva in grembo il piccolo Samuele. Tra le vittime anche il suocero Angelo Carmina, il più anziano tra i caduti, che sarebbe diventato nonno proprio mercoledì. Il figlio Giuseppe, marito di Selene, con cui si era sposato lo scorso aprile dopo ben due rinvii a causa del covid. E ancora, il professore Pietro Carmina, 69 anni. Tra le corone di fiori spicca quella degli ex alunni del Liceo Foscolo che hanno voluto omaggiare una figura straordinaria. Ancora oggi riecheggiano le parole utilizzate dal prof nel discorso di pensionamento davanti ai suoi ragazzi: “Siate affamati, azzannate la vita”. E poi Carmela Scibetta, 60 anni, moglie di Pietro Carmina, dirigente a capo degli Affari sociali a cui è stata dedicata in queste ore una stanza al comune di Ravanusa; Maria Crescenza Zagarrio, 69 anni; Calogera Gioacchina Minacori, 59 anni. E infine Calogero e Giuseppe Carmina, padre e figlio. Quest’ultimo avrebbe compiuto 33 anni proprio oggi. Sono stati gli ultimi due ad essere ritrovati tra le macerie nella serata di martedì. Giuseppe era andato a trovare il padre,dopo aver finito di lavorare, per uno scambio di auto. Non c’è stato tempo.
I funerali. L’intera comunità agrigentina si è stretta intorno a Ravanusa testimoniando un tangibile segnale di vicinanza. Le istituzioni, con in testa il presidente della Regione Nello Musumeci, e il prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa. A rappresentare il governo,dopo i messaggi di cordoglio del presidente della Repubblica Mattarella e del presidente del consiglio Draghi, è stato il ministro Giovannini e il capo della protezione civile Fabrizio Curcio. Presenti tutti i vertici delle forze armate della provincia di Agrigento: il Questore Rosa Maria Iraci, il colonnello dei carabinieri Vittorio Stingo, il colonnello della Guardia di Finanza Rocco Lopane, il comandante dei Vigili del Fuoco, Giuseppe Merendino. E poi vari esponenti del governo regionale con l’assessore al bilancio Armao, l’assessore agli Enti Locali Marco Zambuto. Presenti, inoltre, tutti i sindaci della provincia di Agrigento.