Mafia e scommesse a Licata, Corvitto resta ai domiciliari
L’imprenditore licatese è il personaggio chiave dell’intera inchiesta “Breaking Bet”
No alla revoca degli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto. Lo hanno disposto i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Agata Genna, nei confronti di Vincenzo Corvitto, 51 anni, di Licata, imprenditore operante nel settore delle scommesse. Il tribunale di Agrigento ha rigettato l’istanza avanzata dagli avvocati Salvatore Pennica e Marco Ripamonti che chiedevano la sostituzione della misura cautelare. Corvitto, lo scorso maggio, aveva lasciato il carcere dopo un anno e mezzo finendo ai domiciliari.
L’imprenditore licatese è il personaggio chiave dell’intera inchiesta “Breaking Bet”, l’indagine coordinata dalla Dda di Palermo ed eseguita dalla Dia di Agrigento, che ha fatto luce sugli interessi della famiglia mafiosa di Licata nel settore delle scommesse online. Corvitto è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di intermediazione nella raccolta di gioco e anche estorsione.