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Massoneria e corruzione: 27 arresti tra politici, imprenditori e poliziotti (coinvolti due agrigentini) vd

Operazione, denominata “Artemisia” contro una loggia massonica segreta a Castelvetrano, il paese natale del boss latitante Matteo Messina Denaro. I Carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani hanno arrestato, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Trapani, su […]

Pubblicato 5 anni fa

Operazione, denominata “Artemisia” contro una loggia massonica segreta a Castelvetrano, il paese natale del boss latitante Matteo Messina Denaro.

I Carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani hanno arrestato, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Trapani, su richiesta della Procura, 27 persone, poiché ritenute responsabili, a vario titolo,  di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere secreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione (violazione della c.d. legge Anselmi).

Per gli stessi
reati sono stati notificati anche 5 obblighi di dimora e una misura
interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, nonché
notificate altre 4 informazioni di garanzia ad altrettanti indagati tra cui l’agrigentino
ed ex segretario
del ministro dell’Interno Angelino Alfano, Giovannantonio Macchiarola, che è
indagato per rivelazione di notizie riservate e sarà interrogato domani.

Tra gli arrestati anche esponenti politici come l’ex deputato regionale di Fi Giovanni Lo Sciuto, l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante e l’ex deputato regionale di Fi Francesco Cascio, tre poliziotti.

In carcere: Giovanni Lo Sciuto, 55 anni, di Castelvetrano, Paolo Genco, 64 anni, di Salemi, Gaspare Magro, 54 anni, di Caltagirone, Giuseppe Angileri, 62 anni, di Marsala, Isidoro Calcara, 55 anni, e Salvatore Passanante, 59 anni, entrambi di Castelvetrano, Salvatore Virgilio, 49 anni, di Erice, Salvatore Giacobbe, 48 anni, di Castelvetrano, Rosario Orlando, 67 anni, di Alcamo e Giuseppe Berlino, 41 anni, di Castelvetrano.

Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Maria Luisa Mortillaro, 63 anni, di Marsala, Vincenzo Giammarinaro, 60 anni, di Castelvetrano, Francesco Cascio, 55 anni, di Palermo, Adelina Barba, 48 anni, medi San Biagio Platani, Sebastiano Genna, 68 anni, di Marsala, Giovanna Ivana di Liberto, 32 anni, di Alcamo, Giuseppe Cammareri, 53 anni, e Vincenza Daniela Lentini, 52 anni, entrambi di Marsala, Gaetano Salerno, 42 anni, di Castelvetrano, Antonio Di Giorgio, 45 anni, di Palermo, Alessio Cammisa, 43 anni, di Palermo; Antonietta Barresi, 56 anni, Francesco Messina Denaro, 58 anni, Vincenzo Chiofalo, 64 anni, Tommaso Geraci, 64 anni, tutti di Castelvetrano; Felice Junior Errante, 44 anni, di Latisana (Ud), Luciano Perricone, 63 anni, di Trapani.

Obbligo di dimora per Valentina Li Causi, 32 anni, e Filippo Daniele Clemente, 32 anni, di Castelvetrano; Arturo Corso, 61 anni, di Salemi, Gaetano Bacchi, 88 anni, di Santa Ninfa, Maria Zina Biondo, 48 anni, Sadusky (Usa).

Misura interdittiva per Giorgio Saluto, 61 anni, di Trapani. 

L’operazione dei carabinieri e’ stata chiamata in codice “Artemisia”; in questo momento e’ in corso una perquisizione nei locali della loggia, che si trova in via Giuseppe Parini a Castelvetrano. La superloggia segreta era formata da massoni, politici e professionisti. L’obiettivo sarebbe stato quello di orientare le scelte del Comune, nomine e finanziamenti a livello regionale e anche di ottenere notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura. Gli investigatori avrebbero scoperto anche un vasto sistema corruttivo negli enti locali, come il comune di Castelvetrano e l’Inps di Trapani.

Le indagini dei
Carabinieri, coordinati dalla Procura di Trapani, sono iniziate nel 2015 e hanno
avuto come fulcro Giovanni Lo Sciuto (già lambito da un’inchiesta finita con l’archiviazione
su finanziamenti in favore del latitante Matteo Messina Denaro), ex deputato
regionale, in carica fino al 2017,  a
carico del quale sono emersi gravi indizi di reità in ordine alla commissione
di numerosi reati contro la P.A. il cui fine ultimo era costantemente quello di
ampliare la sua base elettorale in vista delle varie elezioni e di conseguenza
il proprio potere politico.

Le indagini
permettevano di accertare che Lo Sciuto creava uno stabile accordo corruttivo
con Rosario Orlando – già responsabile del Centro medico legale dell’Inps, fino
al maggio 2016, poi collaboratore esterno dello steso ente quale “medico
rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili”- che
riusciva a corrompere, attraverso regalie ed altre utilità, nonché la sua
intercessione con l’ex rettore Roberto Lagalla, oggi assessore regionale
all’Istruzione e destinatario di informazione di garanzia, per l’aggiudicazione
di una borsa di studio a favore della figlia presso l’università di Palermo. Da
Orlando l’ex deputato regionale otteneva la concessione di numerose pensioni di
invalidità, anche in assenza dei presupposti previsti dalla legge.

Ogni pensione di
invalidità fatta concedere, in forza del consolidato accordo corruttivo,
rappresentava per l’ex onorevole regionale un cospicuo pacchetto di voti certi.
Circa 70 sono i casi di pensioni di invalidità, attualmente al vaglio degli
inquirenti, concesse a cittadini sponsorizzati
da Lo Sciuto.

L’ex deputato
regionale godeva inoltre del rapporto privilegiato con il presidente dell’ente
di formazione professionale “A.N.F.E.” (Associazione nazionale famiglie
emigrati), Paolo Genco, anch’egli arrestato, con il quale creava uno stabile
accordo corruttivo. Genco infatti gli garantiva sostegno economico e raccolta
di voti per le sue candidature, così da rafforzare la sua posizione politica,
nonché il suo consenso popolare, strettamente connesso alle assunzioni presso
l’Anfe. Lo Sciuto riusciva infatti ad ottenere assunzioni per persone da lui
segnalate oltre che appoggio elettorale, anche finanziario. In cambio
intercedeva al fine di agevolare la concessione dei finanziamenti a favore
dell’ente. Inoltre in qualità di deputato regionale e membro della commissione
cultura, lavoro e formazione si prodigava per l’approvazione di delibere e
progetti di leggi regionali a favore dell’Anfe.

La complessiva attività di indagine ha dimostrato ancora l’esistenza di
una associazione a delinquere promossa ed capeggiata da Giovanni Lo Sciuto con
la collaborazione, nel settore organizzativo, del massone Giuseppe Berlino, associazione che, con certezza indiziaria, vede tra i suoi
membri ad esempio l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante jr., l’ex vice
sindaco di Castelvetrano Vincenzo Chiofalo ed il commercialista massone Gaspare
Magro. Caratteristica precipua di tale associazione è che gli scopi
della stessa non si limitavano alla esecuzione di una serie indeterminata di
delitti ispirati da un medesimo disegno criminoso, ma haavuto ad oggetto anche
il condizionamento e l’asservimento dell’attività di organi costituzionali e di
articolazioni territoriali della pubblica amministrazione alle finalità segrete
del consesso criminoso.

Tali finalità venivano, in particolare, perseguite con modalità che
garantivano la segretezza degli scopi associativi e della reale composizione
del sodalizio, anche e soprattutto grazie al ruolo di appartenenti alle istituzioni.

La complessiva attività dell’associazione si esplicava, in
particolare, nella conclusione di accordi collusivi con esponenti di rilievo
del mondo politico, delle forze dell’ordine, delle istituzioni e degli enti di
governo del territorio, del comparto sanità e dell’imprenditoria,
nell’infiltrazione nei predetti centri di potere di membri dell’associazione
segreta o comunque di soggetti etero diretti dagli associati in modo da
strumentalizzarne l’azione al perseguimento delle finalità del sodalizio stesso
ed, infine, infiltrando appartenenti al sodalizio criminoso o altri soggetti
legati al Lo Sciuto da vincoli di fedeltà all’interno delle logge massoniche e
sfruttando a fini elettorali l’appoggio delle logge, appoggio che veniva
ricambiato con il sostegno da parte del Lo Sciuto alle richieste di nomina,
segnalazioni e raccomandazioni provenienti da affiliati alla massoneria – come
avvenuto nella scelta fatta dall’ex sindaco Errante di nominare, su indicazione
del Lo Sciuto, 4 nuovi assessori iscritti a logge massoniche.

Tutte le condotte ideate e poste in essere dal Lo Sciuto e dai suoi
sodali erano finalizzate all’ampliamento sempre maggiore del potere di
influenza del consesso criminoso nei settori nevralgici della politica, della
pubblica amministrazione e della sanità; giungendo, come nel caso del Comune di
Castelvetrano ad un controllo generalizzato e penetrante delle scelte politiche
ed amministrative, al condizionamento delle scelte inerenti le nomine in enti
pubblici o di interesse pubblico (come nel caso dell’Ipab Infranca e del Parco archeologico
di Selinunte e della nomina del Berlino all’interno della segreteria
dell’assessorato regionale), la predisposizione di bandi e l’assegnazione di
finanziamenti regionali, all’assegnazione di pensioni di invalidità o indennità
di accompagnamento ed all’assunzione in strutture pubbliche e privata (una fra
tutte l’Anfe) di soggetti scelti dal Lo Sciuto sulla base di interessi
clientelari, affaristici o personali. 

La macchina di potere gestita dal Lo Sciuto utilizzava tali modalità
d’azione anche e soprattutto per condizionare le competizioni elettorali ed
ottenere l’elezione dei componenti dell’associazione grazie all’enorme rete
clientelare creata mediante la commissione dei reati fine dell’associazione a
delinquere stessa (corruzioni, abusi di ufficio, truffe in danno dello Stato e
falsi contro la fede pubblico).

In tale contesto di profondo condizionamento della corretta
amministrazione della cosa pubblica, è estremamente sintomatico il caso del Comune
di Castelvetrano in cui Lo Sciuto ed i suoi sodali, dopo aver “governato”
tramite il sindaco Errante ed il vice sindaco Chiofalo dal 2012 al 2017, raggiungevano
un accordo con l’ex rivale politico Luciano Perricone,
raggiunto da misura cautelare degli arresti domiciliari, finalizzato alla
elezione del predetto alla carica di Sindaco in occasione delle elezioni del
2017 (non tenutesi in considerazione del sopravvenuto commissariamento del
Comune)

Preme osservare che non viene
contestata, dal Giudice delle indagini preliminari, l’appartenenza alla
massoneria in quanto tale. Non viene addebitata infatti alcuna responsabilità
al maestro venerabile della Loggia al cui interno si annidava l’associazione
segreta, in quanto è emerso chiaramente come il “gruppo occulto”, facente capo
a Lo Sciuto, prendesse le decisioni a prescindere dalle direttive della loggia
palese e si avvalesse degli aiuti degli appartenenti occulti più che di quelli
palesi in caso di bisogno.

L’indagine ha infine portato alla
luce diversi episodi di violazione del segreto istruttorio e favoreggiamento
nei confronti di Lo Sciuto da parte di appartenenti alle Forze dell’Ordine e di
esponenti politici regionali quali l’ex deputato regionale Francesco Cascio,
tratto anch’egli in arresto ed accusato di aver favorito il gruppo di Lo Sciuto rivelando l’esistenza
delle intercettazioni di Trapani dopo averlo saputo da Macchiarola.

L’inchiesta è coordinata dal procuratore Alfredo Morvillo, dall’aggiunto Maurizio Agnello e dai sostituti Sara Morri, Andrea Tarondo e Francesca Urbani.

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