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Maxi furto di acqua sulla condotta Aragona-Gela, 26 indagati

Gli indagati, tutti agrigentini, sono accusati di aver creato di fatto una rete parallela alla condotta per riempire gli invasi artificiali a “costo zero”

Pubblicato 2 anni fa

Il sostituto procuratore Luigi Lo Valvo ha notificato l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 26 persone coinvolte nell’inchiesta “H2O” sul maxi furto di acqua pubblica dalla condotta Gela-Aragona, gestita da Siciliacque. Gli indagati, tutti agrigentini, sono accusati di aver creato di fatto una rete parallela alla condotta per riempire gli invasi artificiali a “costo zero”. 

E adesso rischiano il processo in ventisei: Gianluca Incorvaia, 37 anni di Licata; Antonino Russo, 59 anni di Licata; Salvatore Russo, 29 anni di Licata; Giovanni Marotta, 46 anni di Licata, Angelo Sferrazza, 53 anni di Licata; Calogero Sferrazza, 55 anni di Licata; Vincenzo Sferrazza, 33 anni di Licata; Carmelo Sferrazza, 43 anni di Licata; Rosario Galletto, 55 anni di Licata; Giacinto Marzullo, 55 anni di Licata; Bruno Licata, 47 anni di Licata; Raffaele Licata, 57 anni di Licata; Angelo Porrello, 49 anni di Licata; Calogero Ferro, 67 anni di Canicattì; Francesco Truisi, 61 anni di Licata; Enzo Marco Mulè, 49 anni di San Donato Milanese; Giuseppe Natale, 39 anni di Licata; Angelo Lo Brutto, 55 anni di Licata; Francesco Incorvaia, 38 anni di Licata; Paolo Giambra, 47 anni di Licata; Giuseppe Zarbo, 65 anni di Licata; Emanuele Sanfilippo, 49 anni di Licata; Antonino Broccia Veneziano, 51 anni di Favara; Angelo Consagra, 50 anni di Licata.

Sono perlopiù imprenditori agricoli di Licata (ma anche Canicattì e Favara), alcuni già censiti e inseriti nell’elenco delle vecchie conoscenze delle Forze di Polizia, con proprietà che si estendono tra il popoloso centro dell’agrigentino e Butera. L’indagine inizia alla fine del 2019 dopo le diverse denunce presentate da Siciliacque per i continui furti con conseguenze soprattutto nel Comune di Licata. Tra i personaggi più noti coinvolti nell’inchiesta troviamo, oltre a Calogero Ferro, anche Angelo Consagra, un licatese più volte pizzicato dall’Autorità giudiziaria. Già coinvolto nell’operazione “Aut Aut” del 23 febbraio 2012 che portò in manette 18 persone tutte ritenute inserite nella “banda di Licata”, che condizionava e manipolava, come definita Pm, con violenze e minacce gli esiti delle aste giudiziarie, acquisendo a prezzi stracciati gli immobili posti appunto all’asta.

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