Mazzette in ospedale e ricatti per restituire le salme: “La prossima volta esce dopo tre giorni..”
Diversi i defunti agrigentini sottoposti a questo trattamento. L’inchiesta svela l’operato di alcuni dipendenti infedeli dell’ospedale. Un tariffario per velocizzare le pratiche
Era diventato un business a tutti gli effetti. Esisteva un tariffario per taluni servizi: 100 euro per l’applicazione dell’ex articolo 8, che impone che le salme non possano essere chiuse entro le ventiquattro ore, e 50 euro – ad esempio – per la vestizione delle salme. La richiesta addirittura aumentava se, ad esempio, il defunto era stato sottoposto ad autopsia come nel caso di un’agrigentina. L’inchiesta della procura di Palermo ha svelato il lucroso giro di affari che gira intorno alle restituzione delle salme al Policlinico di Palermo.
I pm hanno chiesto l’arresto nei confronti di 15 persone tra dipendenti dell’ospedale e imprenditori delle onoranze funebri. Tra gli indagati, come raccontato ieri da Grandangolo, ci sono anche due agrigentini del settore: un 62enne di Sambuca di Sicilia e un 37enne di Sciacca. La procura ipotizza l’esistenza di un’associazione a delinquere dedita alla corruzione e alla concussione. I titolari delle imprese funebri, seguendo a quanto pare un ben rodato sistema, pagavano mazzette ai dipendenti infedeli del Policlinico per velocizzare le pratiche e avere prima le salme. A chi pagava venivano spalancate le porte mentre per i più diffidenti le cose potevano mettersi male.
Uno degli episodi riguarda proprio un imprenditore di Sambuca di Sicilia, proprietario di una ditta di onoranze funebri. L’uomo risulta indagato per corruzione per aver ceduto alle richieste di denaro ma anche vittima di una concussione. Le intercettazioni hanno svelato l’episodio che lo vede protagonista. L’imprenditore giunge al Policlinico e paga subito 50 euro ad uno dei dipendenti per la vestizione di una salma che doveva ritirare. Il giorno seguente, invece, subiva la concussione di un altro dipendente dell’ospedale: 100 euro per l’applicazione dell’ex articolo 8 (nessun cadavere può essere chiuso in cassa prima che siano trascorse 24 ore). L’imprenditore viene introdotto al sanitario da un collega palermitano. Quando però l’agrigentino si è mostrato riluttante a voler comprendere le pressioni il dipendente dell’ospedale si è adirato: “Qua l’articolo otto è cento euro..”. E ancora, per fargli capire bene come funzionassero le cose, lo ha ammonito: “qua ci sono i documenti e apposto così … a prossima vota..unni è.. esce dopo uno, due giorni, tre giorni!”





