“Traffico di droga gestito con i cellulari dal carcere di Agrigento”, 24 indagati
Chiusa l’inchiesta “The Wall” che ipotizza un traffico di stupefacenti, per conto della famiglia mafiosa dei Rinzivillo, organizzato anche dal carcere di Agrigento
Dal carcere di Agrigento riusciva ad organizzare il traffico di stupefacenti utilizzando diversi cellulari. La droga arrivata anche dentro l’istituto penitenziario per essere consumata personalmente o per cederla ad altri detenuti. La Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta ha chiuso le indagini dell’inchiesta “The Wall”, una indagine che ipotizza un’associazione dedita al traffico di stupefacenti per conto della famiglia mafiosa gelese dei Rinzivillo. Il pm Chiara Benfante ha altresì chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 24 imputati che adesso rischiano il processo. La prima udienza preliminare si è già celebrata davanti il gup Emanuela Carrabotta.
Ventiquattro gli imputati: Luigi Belviso, 47 anni, di Castellammare di Stabia; Raffaele Belviso, 46 anni, di Vico Equense; Osvaldo Bocchieri, 50 anni, di Gela; Nunzio Caci, 20 anni, di Gela; Emanuele Del Noce, 36 anni, di Palermo; Claudio Rino Di Leo, 64 anni, di Campofranco; Giuseppe Emmanuello, 47 anni, di Gela; Grazio Ferrara, 46 anni, di Gela; Maria Martina Grillo, 27 anni, di Gela; Rocco Grillo, 34 anni, di Gela; Angelo Lorefice, 37 anni, di Vittoria; Sergio Messana, 51 anni, di Gela; Alì Messaoudi, 45 anni, tunisino residente a Ispica; Salvatore Morello, 61 anni, di Gela; Flavio Nicastro, 21 anni, di Gela; Giuseppe Nicastro, 37 anni, di Gela; Daniele Nocera, 27 anni, di Gela; Alessandro Peritore, 34 anni, di Gela; Arnaldo Peritore, 24 anni, di Gela; Antonino Raitano, 36 anni, di Gela; Giovanni Rinzivillo, 37 anni, di Gela; Luigi Rinzivillo, 22 anni, di Gela; Vincenzo Tilaro, 25 anni, di Gela; Michele Valentino Tomasella, 27 anni, di Caltanissetta.
I sequestri di telefonini e stupefacente nelle case circondariali sono ormai all’ordine del giorno e il trend – così come denunciato da più parti – è in netta salita segno di un mercato vivo, spinto anche dai droni e dall’esigenza di comunicare. Ed è proprio quello che sarebbe accaduto nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento. Tra i protagonisti vi è Giovanni Rinzivillo, cognome pesante, ritenuto ingranaggio fondamentale dell’intero gruppo, motivo per il quale gli viene contestata anche l’aggravante di essere uno dei promotori. Dal carcere della Città dei templi “servendosi di telefoni cellulari illecitamente introdotti all’interno degli istituti di pena” avrebbe “coordinato e organizzato traffici di stupefacenti”.
Le indagini dei carabinieri hanno accertato come Rinzivillo, nonostante fosse detenuto, sia riuscito a mantenere i contatti con il cognato Grillo Rocco, detenuto presso il carcere di Ancona, e con i familiari terminali operativi sul territorio impegnati fattivamente nella gestione dei traffici di stupefacente. Nel periodo di monitoraggio è emerso che Rinzivillo abbia utilizzato complessivamente tre diverse utenze telefoniche inserite all’interno di otto dispositivi cellulari. Cellulari ma anche stupefacente all’interno del carcere. Come in occasione di un colloquio avvenuto il 16 novembre 2024 quando riuscì ad entrare in possesso di un panetto di hashish.





