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“Morto dopo intervento al ginocchio”: 14 medici indagati nell’agrigentino; “salta” l’autopsia: cadavere congelato

Il pm di Agrigento, Cecilia Baravelli, ha iscritto quattordici medici nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo e disposto l’autopsia sul cadavere di un uomo di 60 anni, Lino Quattrocchi, di Caltanissetta, morto cinque mesi dopo un intervento al ginocchio all’ospedale di Licata. Il magistrato ha messo sotto inchiesta i sanitari di vari reparti […]

Pubblicato 5 anni fa

Il pm di Agrigento, Cecilia Baravelli, ha iscritto quattordici medici nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo e disposto l’autopsia sul cadavere di un uomo di 60 anni, Lino Quattrocchi, di Caltanissetta, morto cinque mesi dopo un intervento al ginocchio all’ospedale di Licata.

Il magistrato ha messo sotto inchiesta i sanitari di vari reparti (in particolare di ortopedia e medicina) degli ospedali San Giacomo di Altopasso, del Barone Lombardo di Canicattì e di Gela, dove l’uomo, lo scorso 11 agosto, è morto. Gli indagati sono: Santo Rapisarda, 53 anni di Palermo; Salvatore Lauria, 62 anni di  Licata; Giuseppe Naso, 36 anni di  Paternò; Mario Franchino, 48 anni di  San Cono (Ct); Gaetano Emmanuele Lorenzo Tabbi, 56 anni nato in Francia; Francesco Sorrusca, 65 anni di  Licata; Calcedonio Di Rocco, 63 anni di Palma di Montechiaro; Angelo Castiglione, 55 anni di  Licata; Maria Chiara Morgante, 33 anni di Agrigento; Calogero Zarbo, 61 anni di Licata; Giuseppe Antonio Alaimo, 56 anni di Licata; Paolo Sgarito, 33 anni di Agrigento; Giuseppe Spartato, 62 anni di Bompensiere; Carmelo Ferraro, 54 anni di Canicattì.

Intanto, non è stata eseguita l’autopsia (affidata al medico legale Giuseppe Ragazzi) prevista per ieri ed rinviata a domani perchè il medico legale ha trovato il cadavere dell’uomo totalmente congelato e ciò ha impedito l’esecuzione dell’esame autptico.

Lino Quattrocchi, nelle settimane successive all’intervento, avrebbe accusato un’infezione che – secondo l’esposto dei familiari – sarebbe stata trascurata e sarebbe, comunque, la conseguenza di alcuni errori nel trattamento sanitario.

L’uomo, residente a Caltanissetta, dopo l’operazione, fu ricoverato una seconda volta all’ospedale di Licata, poi al Barone Lombardo e, infine, all’ospedale di Gela.

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