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Pestaggi non denunciati, debiti e un’auto in pegno: il mercato della droga a Ribera

Un florido mercato della droga dominato da immigrati tunisini che compravano e trasportavano carichi di stupefacente gestendo i pusher a cui smerciare la roba da immettere nelle piazze di Ribera. Nel mezzo anche la presenza di alcuni volti (più o meno) noti del centro agrigentino che gravitavano da un bel pezzo nel mondo della droga. […]

Pubblicato 4 anni fa

Un florido mercato della droga dominato da immigrati tunisini che compravano e trasportavano carichi di stupefacente gestendo i pusher a cui smerciare la roba da immettere nelle piazze di Ribera. Nel mezzo anche la presenza di alcuni volti (più o meno) noti del centro agrigentino che gravitavano da un bel pezzo nel mondo della droga.

Come quello di Giuseppe Fallea, agrigentino 58enne, già arrestato nel 2015 dalla Guardia di Finanza con l’accusa di estorsione ai danni di un conoscente, genitore di un bambino autistico, da cui si sarebbe fatto dare perfino gli assegni sociali. Anche nell’odierna inchiesta – denominata “Bazar” – Fallea è accusato dello stesso reato per essersi fatto consegnare una Audi A5 a “garanzia” del pagamento di una partita di stupefacenti. Fallea, a cui è stata applicata la misura degli arresti domiciliari, è comparso questa mattina davanti il Gip Alberto Davico per l’interrogatorio di garanzia. Il riberese, difeso dall’avvocato Ninni Giardina, ha voluto precisare come l’auto al centro dell’estorsione fosse in realtà nella sua disponibilità su richiesta del proprietario che aveva intenzione di venderla.

Ha risposto, dunque, alle domande degli inquirenti ed ha anche negato di essere tra i protagonisti dello spaccio nell’area riberese. Non conosce gli altri indagati, Fortino si, quello dell’Audi A 5. Ma nega ogni rapporto di natura illecita.

Ma l’inchiesta antidroga, coordinata dal pm Michele Marrone e condotta dai carabinieri della Compagnia di Sciacca guidati dal capitano Marco Ballan e dei militari della Tenenza di Ribera, svela anche un commercio dinamico dello stupefacente gestito da due tunisini: Nabil Khribiche, ritenuto il vertice, e Badreddine Amri, il vice. Sono loro a pensare all’approvvigionamento sfruttando canali palermitani e farsi carico anche del trasporto fino a Ribera dove poi avrebbero preso contatti con altri pusher. In uno di questi viaggi – il 2 aprile 2019 – qualcosa va storto e Nabil viene arrestato sulla strada di ritorno con oltre 600g di hashish. Pensando che l’arresto non fosse altro che una soffiata pianifica la vendetta che si realizza, nei confronti di un connazionale, che viene pestato con bastoni in mezzo alla strada.

Da questo episodio (di fatto) prenderà il via l’inchiesta Bazar che ieri ha avuto il suo epilogo: ai domiciliari sono finiti Salem Mohamed Ahmed Haj, Nabil Khribiche, Badreddine Amri, Hassine Ghrairi, Giuseppe Fortino e Giuseppe Fallea. Obbligo di dimora, invece, per Calogero Bellanca, Farouk Yassine, Anass Morsli, Ridha Chniti, Abdelsamie Yassin alias “Meguid”, Ahmed Ben Hadj.

Al via oggi i primi interrogatori. Altri seguiranno nei prossimi giorni. 

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