Agrigento

“Quei bravi ragazzi”, traffico e spaccio di cocaina: “Il papa” indirizza mentre “il tifoso”, “u nivuru”, l’ex carabiniere e “ascella” gestiscono

Nel contesto dell’operazione Kerkent condotta dalla Dia di Agrigento (guidata da Roberto Cilona) che ha portato in carcere i componenti del clan di Antonio Massimino detto anche “papa” è emersa con chiarezza la figura di Andrea Puntorno, agrigentino trapiantato a Torino (dove si è “distinto” nella qualità di capo ultras juventino del gruppo “Quei bravi […]

Pubblicato 5 anni fa

Nel contesto dell’operazione Kerkent condotta dalla Dia di Agrigento (guidata da Roberto Cilona) che ha portato in carcere i componenti del clan di Antonio Massimino detto anche “papa” è emersa con chiarezza la figura di Andrea Puntorno, agrigentino trapiantato a Torino (dove si è “distinto” nella qualità di capo ultras juventino del gruppo “Quei bravi ragazzi” finendo sotto inchiesta) per poi ritornare ad Agrigento dove è stato, appunto catturato.
Per gli investigatori sarebbe lui il punto di contatto e di raccordo con la ndrangheta calabrese maestra nel trafficare in droga e cocaina in particolare.
Scrivono i magistrati palermitani in un capitolo del provvedimento di cattura titolato “L’acquisto di sostanze stupefacenti da narcotrafficanti calabresi vicini alla ‘ndrangheta. Il ruolo di Andrea Puntorno, Calogero Rizzo, Angelo Cardella e Giuseppe Contrino”: le vicende che saranno analizzate nel presente paragrafo (verificatesi tra il 9 ottobre 2015 ed il 31 gennaio 2016) rivestono particolare rilevanza sia con riferimento alla dimostrazione dell’esistenza in concreto di un programma delittuoso destinato a durare nel tempo (ed anzi ad allargarsi in conseguenza di accordi “commerciali’’ con persone vicine alla ‘ndrangheta’ calabrese) sia, conseguentemente, con riferimento alla possibilità di dimostrare l’esistenza di una struttura associativa.
Gli avvenimenti che saranno qui ricostruiti facevano emergere per la prima volta la figura di Andrea Puntorno, Calogero Rizzo e Giuseppe Contrino. Grazie alloro contributo, infatti, Antonio Massimino riusciva ad attivare un “canale” con alcuni pregiudicati calabresi, canale che consentiva all’associazione capeggiata dal Massimino di potersi rifornire con continuità sostanze stupefacenti di varia natura come ad esempio cocaina, marijuana e ketamina.

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