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“Segnalavano posti di blocco su whatsapp”, giudice respinge rinvio a giudizio: “Non è reato”

La procura di Agrigento aveva chiesto il processo per 62 persone

Pubblicato 3 anni fa

“Non luogo a procedere perche’ il fatto non sussiste”: secondo il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, segnalare la presenza di posti di blocco stradali non e’ reato. Respinta, quindi, la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura.

Il pubblico ministero Paola Vetro – in seguito all’indagine della polizia che casualmente aveva scoperto, in seguito al sequestro di un telefono cellulare, l’esistenza di un gruppo whatsapp dove decine di automobilisti si scambiavano informazioni sulla presenza di posti di blocco nelle strade – aveva chiesto il processo per l’accusa di interruzione di pubblico servizio.

Nella lista degli imputati (difesi, fra gli altri, dagli avvocati Luigi Troja, Calogero Lo Giudice, Calogero Meli, Paolo Ingrao, Giuseppe Montana e Giovanni Salvaggio) anche autisti di ambulanze o di mezzi di soccorso e camionisti. Gli imputati, quasi tutti di Canicatti’, erano iscritti e partecipanti a un gruppo whatsapp, denominato “Uomini immiezzu a via” (Uomini in mezzo alla strada, ndr), e si sarebbero avvisati a vicenda, facendo veicolare le informazioni a terze persone, della presenza di uomini delle forze dell’ordine sparsi per il territorio.

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