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Sorella Sanità, le accuse del manager Damiani: “A lungo nelle mani di Manganaro”

Nuovi colpi di scena nell’inchiesta sul mondo della sanità siciliana

Pubblicato 3 anni fa

Sono due i verbali degli interrogatori a cui è stato sottoposto l’ex manager dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani, destinati indubbiamente ad arricchire di ulteriori sviluppi investigativi l’inchiesta Sorella Sanità, la maxi indagine sulla sanità siciliana. Fabio Damiani, dopo aver ammesso alcune responsabilità, fornisce un’altra chiave di lettura non allineata a quanto invece dichiarato nei mesi scorsi al procuratore aggiunto Sergio Demontis e ai sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini  da un altro dei coinvolti,  il manager agrigentino Salvatore Manganaro.

E Damiani racconta ai magistrati di aver già trovato Manganaro ben inserito nei meccanismi della corruzione nel mondo sanitario siciliano e non viceversa affermando peraltro di essere stato ricattato – tra il 2015 ed il 2016 – proprio da Manganaro con alcune foto scattate a Dusseldorf. Damiani fa anche i nomi (omissati) di agganci politici e burocrati in grado di poter intervenire sulle gare d’appalto pubbliche. 

L’ex manager dell’Asp di Trapani conferma di aver ricevuto tangenti da Manganaro ma meno di quanto quest’ultimo ha raccontato ai magistrati: “Mi ha messo a disposizione due bancomat, prima un BancoPosta e poi una carta della Credem, dai quali io prelevavo delle somme per spese e prelievi. Somme che non so indicare con precisione”.

Inoltre racconta anche come – ad esempio – si è addirittura cambiata una busta per le offerte di una gara d’appalto: “Non lo feci materialmente io ma misi Manganaro nelle condizioni di farlo.  Una sera lo accompagnai in Asp e gli feci vedere dove era la chiave della cassaforte e gli feci vedere quali erano i plichi ove erano contenute le offerte economiche. Poi lui in almeno altre due occasioni si è recato in Asp, mi ha detto con altre persone, e prima ha sottratto la busta, poi l’ha sostituita. L’accordo di Manganaro con Zanzi per questa gara prevedeva corresponsione di somme all’aggiudicazione, alla sottoscrizione del contratto e alla consegna dei lavori, una parte di queste somme era destinato a me”

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