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Stidda, Croce Alletto resta in carcere: no alla liberazione condizionale

Croce Alletto, condannato all'ergastolo, fece parte del temibile gruppo stiddaro che insanguinò l’agrigentino nella guerra di mafia

Pubblicato 2 settimane fa

I giudici della Corte di Cassazione, rigettando il ricorso avanzato dalla difesa, hanno negato la liberazione condizionale all’ergastolano Croce Alletto, cinquantanovenne di Palma di Montechiaro, già componente del paracco della Stidda che tra la fine degli anni ottanta e gli inizi del novanta diede vita ad una sanguinosa faida mafiosa contro Cosa Nostra in provincia di Agrigento. Lo scrive il quotidiano La Sicilia. Croce Alletto si trova in carcere dal 1993 ed è stato condannato al carcere a vita per molteplici reati: associazione mafiosa, omicidio, tentato omicidio, rapina, droga, armi.

L’uomo, oggi cinquantanovenne, fece parte del temibile gruppo stiddaro che insanguinò l’agrigentino nella guerra di mafia ma anche dell’omicidio del giudice Rosario Livatino. Croce Alletto aveva chiesto al tribunale di Sorveglianza de L’Aquila la liberazione condizionale che gli era stata negata. Si tratta di un istituto giuridico che consiste nella sospensione temporanea della pena detentiva quando già ne sia stata scontata gran parte. Nel caso specifico almeno 26 anni. Così è stato presentato un ricorso in Cassazione che però ha negato nuovamente la richiesta: “Non è ancora escluso il percorso verso il suo sicuro ravvedimento dalle pregresse scelte criminali, pur dandosi atto dei notevoli progressi già realizzati.”

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