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Suicida in carcere l’assassino di Sara Campanella

Si è tolto la vita a Messina, era in cella con altri detenuti

Pubblicato 2 ore fa

Stefano Argentino, detenuto per l’omicidio di Sara Campanella, si è tolto la vita oggi pomeriggio nel carcere di Messina. Il suicidio è avvenuto intorno alle 17, dopo che il giovane si era allontanato dai suoi compagni. Inutili i soccorsi. Argentino aveva già manifestato intenti suicidari dopo l’arresto, ma sembrava aver superato la crisi grazie al supporto medico.

La Procura di Messina, guidata da Antonio D’Amato, ha aperto un’inchiesta. La prima udienza del processo per il femminicidio era fissata per il 10 settembre.

Mamma Sara: “Non gioiamo ma inermi e disperati”

“In questo momento non possiamo fare altro che restare in silenzio, non siamo felici di quanto accaduto”. A dirlo ad Agi l’avvocato Cettina La Torre, legale della madre di Sara Campanella, la studentessa uccisa a Messina, parlando della tragica morte dell’assassino della 22enne, Stefano Argentino, suicida in carcere.

“Siamo spettatori inermi delle decisioni prese da lui, non gioiamo di quello che è successo, anche se resta la realtà del gesto che ha commesso, non si colma il vuoto lasciato da Sara e la disperazione di chi l’ha amata. Ci sono due famiglie distrutte. Penso che dobbiamo interrogarci sulla necessita di una educazione affettiva e sulla responsabilità della società che non si prende carico dei disagio dei ragazzi”, aggiunge l’avvocato La Torre.

Sì è suicidato nel carcere di Messina, Stefano Argentino, il 22enne detenuto con l’accusa di avere ucciso il 31 marzo scorso Sara Campanella. Non era più in regime di alta sorveglianza ma in una cella con altri due detenuti. Era anche tornato a mangiare, dopo un periodo in cui aveva rifiutato il cibo.

Legale Argentino: “Unica responsabilità è dello Stato”

“È il triste, drammatico epilogo di una storia di cui si supponeva già il finale. Sara è stata uccisa, Stefano si è tolto la vita e l’unica responsabilità è da attribuire allo Stato”.

Così l’avvocato Stefano Cultrera, legale del 27enne suicida in carcere a Messina dove era detenuto per il femminicidio di Sara Campanella. “Avevo chiesto una perizia psichiatrica perché avevo compreso Stefano e i suoi problemi… mi ero fatto portavoce degli stessi fuori dal carcere e il Gip me l’ha negata. Avrebbe potuto salvare almeno una delle due vite, invece lo Stato dovrà sentirsi responsabile del misfatto”.

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