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Tangenti all’Anas: 8 arresti tra funzionari e imprenditori; le accuse al favarese Calogero Pullara (ft e vd )

Tangenti all’Anas per eseguire lavori di rifacimento di strade statali della Sicilia Orientale e Centrale. Scatta il nuovo blitz nell’ambito dell’operazione Buche D’Oro, coordinata dalla Procura di Catania con il procuratore aggiunto Agata Santonocito , ed eseguita dalla Guardia di Finanza nucleo di polizia economico tributaria di Catania. In manette sono finiti quattro funzionari Anas […]

Pubblicato 5 anni fa

Tangenti all’Anas per eseguire lavori di rifacimento di strade statali della Sicilia Orientale e Centrale. Scatta il nuovo blitz nell’ambito dell’operazione Buche D’Oro, coordinata dalla Procura di Catania con il procuratore aggiunto Agata Santonocito , ed eseguita dalla Guardia di Finanza nucleo di polizia economico tributaria di Catania. In manette sono finiti quattro funzionari Anas (uno in carcere e tre ai domiciliari) e quattro imprenditori di Agrigento, Palermo e Caltanissetta (ai domiciliari). Sono accusati di corruzione in concorso.

Nel settembre scorso la prima parte del blitz che portò all’arresto in flagranza di reato del capo centro manutenzione dell’Anas Riccardo Carmelo Contino e del geometra Giuseppe Panzica, capo nucleo B del centro di manutenzione Anas etneo. Le indagini sono proseguite e questa volta si sono avvalsi anche di una preziosa collaborazione: si tratta dell’ingegnere Giuseppe Romano, 48 anni, responsabile manutenzione programmata dell’area tecnica compartimentale di Catania dell’Anas che ha deciso di vuotare il sacco. 

Le tangenti che andavano ai funzionari dell’Anas di Catania,
erano lucrate “su illegittimi risparmi di costi consentiti alle
imprese” che, in accordo con capi centro, capi nucleo e rup dell’Area
Tecnica Compartimentale di Catania, scovavano, tra le pieghe dei capitolati
tecnici dei lavori loro affidati, ampi margini di manovra individuando le
lavorazioni da non effettuare o da realizzare solo in parte. Emerge dalla
seconda tranche dell’operazione “Buche d’oro” della Guardia di
finanza, culminata in otto arresti e una misura interdittiva.

I pubblici ufficiali coinvolti, “così piegavano i loro poteri discrezionali di vigilanza e
controllo – argomenta la procura – orientandoli al perseguimento di scopi
criminali, in totale dispregio dei rilevanti interessi pubblici in gioco”.

Il profitto conseguito era pari a circa il 20% dei lavori
appaltati e veniva assegnato per un terzo ai dipendenti Anas corrotti e, per la
parte restante, restava nelle casse dei corruttori.

Ai domiciliari Salvatore Truscelli 56 anni, rappresentante legale della “Tuscelli srl”, specializzata in lavori di costruzione”, con sede a Caltanissetta e un volume d’affari annuo superiore ai 5 milioni di euro; Pietro Matteo Iacuzzo, 50 anni, rappresentante legale della “Isap srl”, attività di strade, autostrade e piste aeroportuali, con sede a Termini Imerese (Palermo), con un volume d’affari nel 2018 superiore a 17 milioni di euro; Roberto Priolo di 48 anni, rappresentante legale della “Priolo srl”, attiva nei lavori edili e restauri con sede a Ciminna (Palermo) e un volume d’affari annuo di circa 1 milione di euro; Calogero Pullara di 40 anni, titolare dell’omonima ditta individuale per lavori edili e stradali, lavori di terra con eventuali opere connesse in muratura e cemento armato di tipo corrente, demolizione e sterri, opere speciali in cemento armato, lavori di tinteggiatura e verniciatura, costruzione, con sede a Favara (Agrigento), con un volume d’affari annuo di circa un milione di euro.

Nello specifico a Pullara viene contestato un accordo corruttivo stretto tra Romano, Urso e Trovato dell’Anas con Pullara (titolare dell’omonima ditta individuale) incaricato di svolgere “lavori di risanamento della pavimentazione stradale in tratti saltuari della SS 284 tra il km. 0+000 ed il Km 44+524” (Occidentale Etnea, Randazzo – Paternò) aggiudicati al prezzo di 630 mila euro. I lavori venivano consegnati d’urgenza alla ditta corruttrice nel maggio di quest’anno e ultimati in meno di un mese nei primi giorni di giugno. Anche in questa circostanza, la tangente complessiva di 18.000 euro in denaro contante originava da un’incompleta fresatura del manto stradale e da una fasulla registrazione nella contabilità dei lavori effettuati. Pullara concludeva il patto criminale con il geom. Trovato al quale consegnava un primo acconto negli uffici dell’Anas di Catania e successivamente lo stesso imprenditore dava il saldo pattuito in contanti direttamente all’ing. Urso sempre a beneficio dei tre funzionari Anas corrotti.

Il Gip ha disposto l’interdizione dall’esercizio di pubblico ufficio per la durata di un anno, per l’ingegnere Antonino Urso di 39 anni, capo centro Manutenzione “A” dell’Area Compartimentale Anas di Catania competente alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle arterie statali 121 Catanese, 575 di Troina, 192 della Valle del Dittaino, 284 Occidentale Etnea, 288 di Aidone, 385 di Palagonia, 117 Bis Centrale Sicula, 417 di Caltagirone. Urso, viene spiegato, “ha reso ampia confessione spiegando nei dettagli la rete corruttiva nella quale erano coinvolti anche altri funzionari dell’Anas e imprenditori corruttori”.

Tra i soggetti destinatari dell’ordinanza cautelare eseguita
oggi figurano anche i geometri Anas Riccardo Contino e Giuseppe Panzica, che
già a settembre finirono in carcere, e l’ingegnere Giuseppe Romano, ammesso ai
domiciliari, per effetto della contestazione di nuovi fatti corruttivi
caratterizzati ancora dal raggiungimento di accordi di spartizione con imprese
compiacenti dei profitti legati alla difforme esecuzione dei lavori di
rifacimento di strade statali della Sicilia orientale. Tangenti collegati a
illegittimi risparmi di costi consentiti alle imprese che, in accordo con capi
centro, capi nucleo e rup dell’Area Tecnica Compartimentale di Catania,
scovavano, tra le pieghe dei capitolati tecnici dei lavori loro affidati, ampi
margini di manovra individuando le lavorazioni da non effettuare o da realizzare
solo in parte. I pubblici ufficiali coinvolti, “cosi’ piegavano i loro
poteri discrezionali di vigilanza e controllo – sostiene la procura –
orientandoli al perseguimento di scopi criminali, in totale dispregio dei
rilevanti interessi pubblici in gioco”. Il profitto conseguito era pari a
circa il 20% dei lavori appaltati e veniva assegnato per un terzo ai dipendenti
Anas corrotti e, per la parte restante, restava nelle casse dei corruttori.

Operazione Buche d’oro, ancora arresti per tangenti all’Anas
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