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Totò Cuffaro e tutti gli altri: una politica che diventa la “legge del più forte”

Quello che, secondo l'inchiesta, è stato messo in campo dall'ex governatore non può essere un caso isolato: è piuttosto un sistema diffuso e dalle molte teste

Pubblicato 60 minuti fa

Rifuggendo ogni tentazione – pur accattivante nella sua semplicità – di derubricare quanto emerso dalle recenti inchieste che riguardano Totò Cuffaro e un pezzo della DC (e che, ovviamente, fintanto che non diventano condanne, se diventeranno un processo, sono solo ipotesi investigative) al “così fan tutti”, bisogna ammettere che questo “sistema” non avrebbe senso se decontestualizzato dal proprio “habitat”.

Non quello dello Scudocrociato, ovviamente, quanto piuttosto la palude della politica siciliana dei favori e dei favoricchi che decidono, spartiscono, comandano.

Un brodo di coltura che ha un valore, se si vuole, evoluzionistico: è secondo la scienza lo stimolo esterno, l’ambiente circostante, il contesto in cui agisce il meccanismo chiave dell’evoluzione, cioè la sopravvivenza del più forte. E, parlando di politica (con le p minuscola, ovviamente), il potere di incidere, nominare, “regalare” (che si tratti delle risposte a un concorso pubblico, un posto di lavoro, un contributo per il sindaco “amico” non cambia) è l’unico modo per consolidare potere.

Pensare quindi che Cuffaro – con o senza rilievo penale di quanto raccontato dell’inchiesta – fosse l’unico non è solo ingenuo, è concettualmente sbagliato. E’ lo stesso ex presidente della Regione a raccontarlo, suo malgrado, nelle intercettazioni: se voglio ottenere X devo cedere Y a qualcun altro. Lo dice parlando delle Asp, ma non è, chiaramente, l’unico campo di scontro.

E chi sono, gli altri? E per quale scopo, anche loro, agivano chiedendo posti, nomine, incarichi, contributi? Cosa ci si aspettava quando, ad esempio, la stampa raccontava che i manager delle Asp avessero ognuno una provenienza politica diversa? E il posizionamento di uomini e donne di fiducia in partecipate, sottogoverni, enti e sottoenti, cosa è se non, appunto, una lotta per la sopravvivenza politica? Chi più nomina vince, acquista consenso, cresce elettoralmente. E questo, va detto, non è necessariamente un reato.

Guardiamo quindi al macro-sistema in cui quello di Cuffaro è solo una parte. Come se fosse una delle tante specie che affollano questa giunga spesso mefitica che ogni giorno, per citare il famoso proverbio africano, “dovrà correre più veloce della gazzella” per nutrirsi.

A pagare ovviamente, in termini non solo economici ma anche, magari, di mancanza di risposte da parte di chi Governa, sono le prede, cioè i cittadini.

Anche quando queste si illudono che affidandosi ai “predatori” non rischieranno nulla.

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Grandangolo Settimanale N. 40 - pagina 1

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