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Ucciso a coltellate per difendere l’insegnante, 5 anni fa la morte di Marco Vinci

Il ventiduenne fu ucciso a Canicattì dopo aver difeso un’amica in un pub

Pubblicato 2 anni fa

Morto per difendere un’insegnante dalle ripetute insistenze di un gruppetto di persone all’interno di un pub di Canicattì. Sono passati cinque anni da quella nefasta nottata, tra il 16 ed il 17 giugno 2017, quando un ragazzo di appena 22 anni – Marco Vinci – fu ucciso a coltellate all’esterno di un locale. Il ragazzo rimane a terra in una pozza di sangue in piazza San Domenico davanti gli occhi dei suoi amici e della donna che, proprio pochi minuti prima, aveva cercato di difendere. Per questo brutale omicidio è stato condannato in via definitiva Daniele Lodato, 36 anni di Canicattì. Sta scontando una pena di trent’anni. Nelle ultime ore la sua storia è stata ripercorsa da giornalisti e scrittori quali Paolo Borrometi e Andrea Scanzi.

Così il vicedirettore dell’Agi, Paolo Borrometi: “Due coltellate nello stomaco: morire così, per aver difeso un’amica.  È la storia di Marco Vinci, 22 anni ed esempio per tanti che, davanti alla violenza contro le donne, si girano dall’altra parte. Come oggi, giorno dell’ennesimo e tragico femminicidio.  Lui venne ucciso cinque anni fa in Sicilia, a Canicattì, nella città che vide morire il “giudice ragazzino”, Rosario Livatino e il giudice Antonino Saetta. La violenza mafiosa, l’arroganza dei delinquenti, unisce queste storie. Vinci non si girò dall’altra parte rispetto ai pesanti “apprezzamenti” che, il pregiudicato 34enne Daniele Lodato, aveva rivolto ad una sua amica seduta con lui al tavolino di un pub. Lo invitò a star zitto, a non disturbare, ad allontanarsi. Da questo invito, dalla difesa di Marco Vinci alla sua amica, una donna, nasce la scazzottata. Poi Lodato si allontanò, prese un coltello, tornò e uccise Vinci. La lama nello stomaco. La vita spezzata di questo ragazzone per bene, capelli biondi ed occhi azzurri, mai fuori luogo, ucciso perché da cittadino ha detto “no” alla violenza che troppo spesso le donne subiscono. Troppo per chi, invece, è dell’idea che “le donne siano oggetti”, quindi definibili in ogni modo. Oggi come cinque anni fa Marco Vinci, a soli 22 anni, moriva. Ma il suo insegnamento è altissimo e rimane indelebile, proprio come quello dei Giudici Livatino e Saetta.

Questo il pensiero di Andrea Scanzi: “Due coltellate nello stomaco: morire così, per aver difeso un’amica.  È la storia di Marco Vinci, 22 anni ed esempio per tanti che, davanti alla violenza contro le donne, si girano dall’altra parte. Come oggi, giorno dell’ennesimo e tragico femminicidio. Lui venne ucciso cinque anni fa in Sicilia, a Canicattì, nella città che vide morire il “giudice ragazzino”, Rosario Livatino e il giudice Antonino Saetta. La violenza mafiosa, l’arroganza dei delinquenti, unisce queste storie.  Vinci non si girò dall’altra parte rispetto ai pesanti “apprezzamenti” che, il pregiudicato 34enne Daniele Lodato, aveva rivolto ad una sua amica seduta con lui al tavolino di un pub. Lo invitò a star zitto, a non disturbare, ad allontanarsi. Da questo invito, dalla difesa di Marco Vinci alla sua amica, una donna, nasce la scazzottata. Poi Lodato si allontanò, prese un coltello, tornò e uccise Vinci. La lama nello stomaco. La vita spezzata di questo ragazzone per bene, capelli biondi ed occhi azzurri, mai fuori luogo, ucciso perché da cittadino ha detto “no” alla violenza che troppo spesso le donne subiscono. Troppo per chi, invece, è dell’idea che “le donne siano oggetti”, quindi definibili in ogni modo. Oggi come cinque anni fa Marco Vinci, a soli 22 anni, moriva. Ma il suo insegnamento è altissimo e rimane indelebile, proprio come quello dei Giudici Livatino e Saetta”. Così ha scritto, lodevolmente, Paolo Borrometi. Guai a dimenticare persone così straordinarie.

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