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Licata, devastato lo stadio “Calogero Saporito”

di Gaetano Cellura

Pubblicato 1 anno fa

Non solo la politica ha rinunciato al proprio ruolo: pure la società civile le è andata dietro. E il risultato è il nulla che si vive a Licata.

Nella nostra totale indifferenza, nulla più ci indigna. Nulla ci scuote dal torpore civile. Prendiamo solo atto con rassegnazione del limite estremo toccato dalla città dal punto di vista istituzionale e dell’ordine pubblico.

L’ultimo raid allo stadio Calogero Saporito, dove giocano e si allenano le squadre minori di Licata, testimonia ancora una volta come la città sia  fuori controllo.

Al Calogero Saporito è stato portato via tutto: dalle porte di ferro, ai cavi dell’elettricità, al materiale delle società sportive. I cui dirigenti non hanno potuto far altro che constatare e provare – con amarezza e rabbia – il danno subito e la sensazione di barbarie civile ormai diffusa.

La realtà è complessa.

Gli organici delle forze dell’ordine sono ridotti per poter effettuare l’opera di prevenzione oltre a quella – puntuale – della repressione; e la crisi sociale, d’immiserimento sociale che Licata vive alimenta senza dubbio gli episodi di criminalità. Ѐ dall’estate scorsa, per limitarci ai più recenti, che si verificano roghi di spazzatura abbandonata nei quartieri, azioni di intimidazioni ad esercizi commerciali, rivendite di tabacchi, ecc., incendi dolosi di autovetture.

Di fronte a questo non basta riunire i comitati per l’ordine pubblico con la promessa di far meglio. Perché l’impegno delle forze dell’ordine non manca.

Semmai bisogna potenziarne gli organici. Poi è la politica che deve fare la sua parte. Abbiamo eletto nel collegio di Agrigento deputati nazionali e regionali. Ѐ possibile che nessuno di loro senta il bisogno d’intervenire con forza presso i governi nazionale e regionale. Soprattutto perché non è solo Licata ad essere in questa situazione. Attentatati intimidatori e azioni di ruberia vari sono una realtà ovunque nella nostra provincia.

E allora svegliamoci. Svegliamoci anche come cittadini. Ridiventiamo società civile e avviamo dal basso processi di civiltà, giustizia, ordine pubblico. Stimoliamo l’azione della politica richiamandola ai propri doveri. Perché la politica non chiede di meglio che la nostra passività per vivere anch’essa sonni tranquilli. E indisturbati. Come se quanto succede nel territorio fosse fuori dai suoi compiti.   

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