Favara

Favara, no al dissequestro beni dell’imprenditrice Maria Barba

il tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta della difesa dell'imprenditrice di Favara

Pubblicato 3 anni fa

Il tribunale del Riesame di Agrigento ha rigettato la richiesta di annullamento del sequestro beni nei confronti dell’imprenditrice Maria Barba, detta Giusy, attiva nel settore dell’assistenza agli anziani e disabili attraverso la cooperativa “Suami”, indagata per i reati di appropriazione indebita e auto riciclaggio. Il tribunale ha anche condannato Maria Barba al pagamento delle spese processuali.

La difesa, rappresentata dall’avvocato Salvatore Pennica, aveva chiesto al tribunale della Libertà di annullare il provvedimento del gip del tribunale di Agrigento con cui erano stati sequestrati beni per un valore di 750 mila euro. Tra questi anche 10 immobili e 2 rapporti di conto corrente bancario.

La donna è la moglie di Salvatore Lupo, ex presidente del Consiglio comunale di Favara, assassinato due anni fa, il giorno di ferragosto, dal padre dell’indagata, Giuseppe Barba, poi arrestato per tale omicidio. Giusy Barba, il marito defunto Salvatore Lupo, Giuseppe Barba e la moglie di quest’ultimo, Rosa Sferrazza (deceduta), avrebbero avuto ruoli primari nella gestione della cooperativa.

Gli investigatori della Dia, coordinati dal procuratore Salvatore Vella e dal sostituto Gloria Andreoli, attraverso l’analisi di scritture contabili, libri sociali, movimentazione di rapporti finanziari e altro “copioso altro materiale documentale”, hanno accertato come le persone coinvolte nell’indagine siano riuscite nel tempo a reimpiegare il denaro provento dell’attività illecita scaturita dalla gestione di una società cooperativa onlus. 

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