Accoltella padre e figlio in campagna, testimone “smentisce” vittime: 33enne torna libero
Le nuove indagini dei carabinieri, che hanno raccolta la testimonianza di un agricoltore presente al momento dei fatti, hanno “ridisegnato” i fatti accaduti quel giorno
Un testimone oculare smentisce la ricostruzione delle vittime, che avevano dichiarato di essere state accoltellate per aver negato una sigaretta, e il giudice ordina l’immediata scarcerazione dell’indagato. Emanuele Montaperto, macellaio di Campobello di Licata, torna dunque in libertà a distanza di un mese dal suo arresto. L’uomo, difeso dagli avvocati Salvatore Manganello e Salvatore Loggia, è accusato del tentato omicidio di padre e figlio, anche loro di Campobello di Licata, avvenuto il 22 maggio scorso in una campagna di Butera.
Le nuove indagini dei carabinieri, che hanno raccolta la testimonianza di un agricoltore presente al momento dei fatti, hanno “ridisegnato” i fatti accaduti quel giorno. Le persone offese, colpite con fendenti alla testa e al petto, avevano dichiarato di essere state aggredite per banali motivi e, in particolare, per il rifiuto di offrire una sigaretta al 33enne. Il testimone adesso racconta un’altra versione dei fatti e cioè che sarebbe stato proprio Montaperto ad essere stato aggredito da padre e figlio e che si sarebbe difeso estraendo un coltello.
Il gip del tribunale di Gela Roberto Riggio scrive nel provvedimento: “Le indagini successive all’emissione della misura cautelare hanno da un lato messo in evidenza una diversa ricostruzione dei fatti smentendo quella riferita dalle persone offese e dall’unico testimone da loro indicato e confermando sia pure il diverso svolgimento riferito dallo stesso indagato in sede di interrogatorio”. E ancora: “Dalle indagini sin qui svolte emerge che si è trattato di un episodio tra colleghi di lavoro, in un clima confidenziale e scherzoso degenerato in una aggressione da parte di una delle persone offese nei confronti del Montaperto”. Per questo motivo, sulla base delle dichiarazioni del testimone, la nuova ricostruzione pone in serio dubbio la gravità indiziaria quanto meno sotto la qualificazione giuridica del fatto. In sostanza, sottolinea il giudice, manca la volontà di uccidere che si desume anche dal comportamento dell’indagato che non ha in alcun modo continuato la propria azione allorché le vittime erano cadute per terra.