Disabile psichico morto in comunità a Naro, 3 rinvii a giudizio
Per la morte di Salvatore Milana, disabile psichico quarantottenne deceduto dopo una caduta all’interno della comunita’ “Pegaso”
Il gup del tribunale di Agrigento Giuseppe Miceli, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Gloria Andreoli, ha disposto tre rinvii a giudizio per la morte di Salvatore Milana, disabile psichico quarantottenne deceduto dopo una caduta all’interno della comunita’ “Pegaso” di Naro dove alloggiava. Si tratta del presidente della cooperativa, Gioacchino Gerlando Onolfo, 66 anni, di Palma di Montechiaro, Comune dove ha sede la coop e di due assistenti sociali: Noemi Luana Di Mare, 40 anni, di Agrigento e Fabiola Federico, 37 anni, di Canicatti’. L’accusa e’ quella di maltrattamenti ma la contestazione della procura e’ di natura omissiva. La prima udienza del processo si celebrerà il prossimo 27 novembre davanti il giudice del tribunale di Agrigento Agata Genna.
In particolare i tre imputati, avendo l’obbligo giuridico ed essendo a conoscenza delle condotte, non avrebbero impedito ad Ali Yusuf, 39 anni, originario di Mogadiscio, operatore del centro gia’ condannato definitivamente a 2 anni e 6 mesi, di picchiare il disabile. Yusuf, secondo quanto ha accertato il processo, ha maltrattato Milana sia fisicamente che psicologicamente spintonandolo, trattenendolo con forza, colpendolo con manate sulle braccia nonche’ picchiandolo con uno straccio usato per lavare i pavimenti al volto e alla testa. In una circostanza, inoltre, lo aveva trascinato nudo fino al bagno inveendo contro di lui. E’ proprio dal processo a carico del somalo che e’ emersa, a parere dei pm, la responsabilita’ del presidente della Pegaso e delle due assistenti sociali che sarebbero dovute intervenire per impedire le violenze. Nei mesi scorsi, intanto, e’ stata archiviata l’inchiesta a carico dello stesso Yusuf, per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, di due medici dell’ospedale Barone Lombardo di Canicatti’ e di altri cinque operatori della comunita’. Il gip ha ritenuto che non vi fosse un nesso fra i maltrattamenti e la caduta nel bagno che ne provoco’ la morte ne’ tantomeno che vi fosse stata una negligenza da parte dei medici che trattarono il caso dopo che fu portato in ospedale.