“Documenti falsi per far ottenere i permessi di soggiorno”, chiesti 5 rinvii a giudizio
Per la procura di Agrigento al vertice del gruppo c’era un ragioniere in grado di predisporre documenti falsi e fare ottenere i permessi di soggiorno
Avrebbero fatto parte di un gruppo in grado di predisporre tutta la documentazione necessaria – ritenuta falsa – al fine di fare ottenere i permessi di soggiorno agli stranieri che in realtà non avevano i requisiti per richiederlo. La procura di Agrigento – con il pm Rita Barbieri – ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di cinque persone coinvolte nell’inchiesta “Illegal Stay”.
L’operazione – eseguita quattro anni fa dalla Guardia di Finanza – sfociò in perquisizioni e arresti ipotizzando un vero “sistema” in grado di “risolvere” le pratiche legate ai permessi di soggiorno. In cinque, dunque, rischiano di finire a processo: si tratta di Nicolò Vancheri, 58 anni, di Agrigento; Angela Bruccheri, 57 anni, di Canicattì; Thierno Mountaga Fall, 47 anni, originario del Senegal; Papa Ndiaye, 70 anni, senegalese residente ad Agrigento; Salvatore Randisi, 38 anni, di Raffadali (difesi dagli avvocati Giovanni Crosta, Giuseppina De Luca, Roberto Gambino, Francesco Gibilaro, Gisella Spataro, Gianluca Camilleri) . La prima udienza preliminare si celebrerà il prossimo 2 dicembre davanti il gup Alberto Lippini.
Tutti sono accusato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento della permanenza illegale di cittadini stranieri e violazioni sul testo unico dell’immigrazione. Secondo l’impianto accusatorio della procura di Agrigento al vertice dell’associazione ci sarebbe stato il ragioniere Nicolò Vancheri, rappresentante legale di due società attive nei servizi di consulenza amministrativa e contabile. Per gli inquirenti è il “dominus” dell’intera vicenda poichè avrebbe predisposto dichiarazioni fiscali e bilanci di esercizio delle ditte individuali degli stranieri richiedenti permesso di soggiorno e impartito direttive e indicazioni ai soggetti stranieri al fine di farli coincidere con i dati relativi a costi di acquisto e ricavi di vendite riportati nei bilanci fiscali e nelle dichiarazioni fiscali.
Per l’accusa, dunque, sarebbero stati predisposti tutti i documenti utili (bilanci di esercizio, dichiarazioni fiscali, scontrini fiscali, fatture per acquisto merce) e attestanti elementi e dati non veritieri, e di contratti di locazione o dichiarazioni di ospitalità non rispondenti alla reale situazione alloggiativi allo scopo di dimostrare artatamente presso gli Uffici preposti delle competenti Autorità di Pubblica Sicurezza il possesso dei requisiti previsti. Per la procura di Agrigento sono 13 i “casi” andati a buon fine grazie a questa attività.