Favara

Droga a Favara, sentenza non valida? Deciderà la Corte di Appello 

Il gup Mazzullo chiosa: “Ciò che non è consentito, invece, è che il Tribunale si faccia giudice delle proprie sentenze"

Pubblicato 1 anno fa

Saranno i giudici della Corte di Appello di Palermo a decidere sulla validità (o meno) della sentenza emessa dal gup del tribunale di Agrigento nel processo scaturito dall’inchiesta Casuzza, una indagine che ipotizza un traffico di droga tra Favara e Canicattì. Il procedimento era arrivato a conclusione il 16 marzo scorso ma il giudice, a causa di una svista, non si era pronunciato sui capi di imputazione relativi a sei imputati. Una circostanza sicuramente irrituale che ha spinto i legali della difesa a chiedere l’incompatibilità del giudice per l’udienza preliminare e l’azzeramento di tutti gli atti.

Il procedimento è passato dunque nelle mani del giudice Iacopo Mazzullo che, con apposita ordinanza e ripercorrendo quanto accaduto, ha confermato di fatto la sentenza del 16 marzo. “Eventuali vizi del dispositivo – si legge nel provvedimento – possono essere sindacati medianti gli ordinari mezzi di impugnazione; così ritiene anche la giurisprudenza, avendo affermato che la soluzione al vizio dell’omessa pronuncia parziale da parte del giudice di primo grado è, appunto, la declaratoria da parte della Corte di Appello della nullità parziale della sentenza nella parte in cui risulti viziata da omessa pronuncia con conseguente restituzione agli atti al primo giudice.”

Il gup Mazzullo chiosa: “Ciò che non è consentito, invece, è che il Tribunale si faccia giudice delle proprie sentenze, rilevando in esse vizi diversi da meri errori materiali e provvedendo d’ufficio alla loro materiale eliminazione”. Adesso si attendono le motivazioni della sentenza che poi, eventualmente, sarà impugnata dalle parti. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Salvatore Cusumano, Sergio Baldacchino e Giuseppe Barba. 

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