Giudiziaria

Estorsione, chiesti 11 anni per giornalista Pino Maniaci

Le accuse erano di estorsione e diffamazione

Pubblicato 3 anni fa

Il pm della Procura di Palermo Amelia Luise ha chiesto la condanna a 11 anni e mezzo di reclusione per il direttore di Telejato, Pino Maniaci, accusato di estorsione e diffamazione.

Nel 2016 il giornalista, noto per le sue campagne antimafia attraverso l’emittente di Partinico, viene coinvolto in una retata antimafia dei carabinieri, coordinata dalla Procura di Palermo. Le accuse erano di estorsione e diffamazione, ma non viene contestata l’aggravante di mafia. Successivamente, la posizione viene stralciata e separata dagli altri imputati.

Secondo l’accusa Maniaci avrebbe estorto 366 euro agli ex sindaci di Borgetto e Partinico, Gioacchino De Luca e Salvatore Lo Biundo, per non mandare in onda servizi contro di loro. Inoltre Maniaci avrebbe imposto l’acquisto, ad un assessore di Borgetto, di 2000 magliette con il logo di Telejato. Mentre le diffamazioni sarebbero state commesse nei confronti di Michele Giuliano, Nunzio Quatrosi e Gaetano Porcasi.

Il processo si svolge dinanzi al giudice monocratico Mauro Terranova. Nella prossima udienza, prevista il 12 gennaio, e’ prevista l’arringa dei legali di Pino Maniaci, Bartolomeo Parrino e Antonio Ingroia. Poi il giudice, salvo controrepliche, si ritirera’ in camera di consiglio, per emettere la sentenza.

Il legale di Maniaci, avvocato Ingroia: “undici anni e mezzo, manco per un Capomafia”

La richiesta a undici anni e mezzo di carcere per il direttore di Telejato Pino Maniaci “è eccessiva, sono pene che si chiedono di solito per un capomafia”. Lo ha detto all’Adnkronos l’avvocato Antonio Ingroia, ex Procuratore aggiunto di Palermo che oggi difende Pino Maniaci, il giornalista della piccola tv locale di Partinicoaccusato di estorsione e diffamazione. “Leggeremo la corposa requisitoria del pm che ha depistato l’accusa – dice Ingroia – e quando faremo l’arringa difensiva contesteremo punto per punto ogni fatto. Questo è uno di quei casi in cui il pm avrebbe dovuto chiedere l’assoluzione per l’imputato tenendo conto del risultato dibattimentale”. “Da una parte il pm sembra essersi fermato a prima del’istruzione dibattimentale – dice ancora Ingroia – l’accusa ha ribadito le acquisizioni della fase delle indagini ignorando le risultanze del processo in cui ci sono stati tanti testi e presunte persone offese che per primi hanno detto di non avere subito nessuna estorsione. I pm hanno ignorato questi aspetti”. “Ma mi ha colpito ancora di più l’eccessività della richiesta. Stiamo parlando di presunte estorsioni di qualche centinaio di euro, sono pene che si chiedono per i capimafia non per Pino Maniaci“, dice Ingroia. E’ una richiesta sproporzionata per una persona che non si è mai tirata indietro nelle critiche e nelle polemiche nei confronti della Procura di Palermo. Più volte ha criticato l’operato della Procura anche nella vicenda del caso Saguto”.

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