Giudiziaria

Faida tra famiglie a Palma di Montechiaro, divieto dimora per 58enne

Il gip del Tribunale di Agrigento Stefano Zammuto, in accoglimento dell’istanza avanzata dall’avvocato Santo Lucia, ha disposto la revoca degli arresti domiciliari – sostituendoli con la misura del divieto di dimora a Palma di Montechiaro – nei confronti di Carmelo Pace, 58 anni. Quest’ultimo è rimasto coinvolto lo scorso luglio nell’operazione della Squadra Mobile di […]

Pubblicato 4 anni fa

Il gip del Tribunale di Agrigento Stefano Zammuto, in accoglimento dell’istanza avanzata dall’avvocato Santo Lucia, ha disposto la revoca degli arresti domiciliari – sostituendoli con la misura del divieto di dimora a Palma di Montechiaro – nei confronti di Carmelo Pace, 58 anni. Quest’ultimo è rimasto coinvolto lo scorso luglio nell’operazione della Squadra Mobile di Agrigento, guidata dal vicequestore Giovanni Minardi, che avrebbe fatto luce sugli omicidi di Enrico Rallo, 38enne ucciso con tre colpi di pistola di fronte il bar Mazza a Palma di Montechiaro nel 2015, e quello di Salvatore Azzarello, 39enne bracciante agricolo freddato nell’agosto 2017 da un commando nelle campagne di contrada Burraiti mentre si trovava a bordo del suo trattore.  

Pace era accusato di aver occultato una delle pistole utilizzate per il delitto di Azzarello. Nel luglio scorso la Procura di Agrigento – guidata da Luigi Patronaggio con il coordinamento delle indagini da parte del sostituto procuratore Alessandra Russo –  ha chiesto e ottenuto la cattura nei confronti di cinque persone e l’obbligo di dimora per altri quattro. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, dunque, l’origine della faida tra le famiglie è da ricondurre al furto di un mezzo agricolo nel 2013 commesso dai fratelli Ignazio ed Enrico Rallo nei confronti di Salvatore Azzarello.

Inizia la faida: il 9 novembre 2015 Enrico Rallo, attirato in una trappola davanti ad un bar di Palma di Montechiaro, viene ferito da Salvatore Azzarello con tre colpi di arma da fuoco e morirà quasi un mese più tardi all’ospedale Civico di Palermo. Nessuno collaborerà alle indagini. Il 22 agosto 2017 la vendetta: un commando formato da Ignazio Rallo, Roberto Onolfo e Giuseppe Rallo – a bordo di un pick-up rubato al corpo Forestale di Licata – affianca il trattore su cui è seduto Salvatore Azzarello ed esplode colpi con due differenti armi uccidendo il bracciante agricolo. In pochi sapevano dove si trovava la vittima in quel momento. 

Ed è qui che si incrociano gli sviluppi investigativi di carabinieri e polizia: i primi stavano indagando sull’omicidio Rallo, i secondi su quello di Azzarello. Le cimici istallate e i telefoni sotto controllo rilevano quella in un primo momento appare una casualità ma che poi diventerà un solido elemento accusatorio: ogni qualvolta si parla dei due omicidi i dialoghi si concentrano sui Rallo e sugli Azzarello. Da qui ulteriori riscontri che “blindano” il caso: un telefono cellulare e alcuni walkie-talkie che erano stati rubati dal pick-up utilizzati per l’omicidio vengono ritrovati nelle disponibilità di Onolfo. 

A chiudere il “cerchio investigativo” è poi la figura di Angelo Castronovo, 63enne bracciante agricolo di Palma di Montechiaro: delle nove persone indagate è l’unica a cui viene contestata la partecipazione in entrambi gli omicidi. Castronovo è conosciuto in paese come trafficante di armi che agevolmente, con l’aiuto di alcuni suoi fidati collaboratori, riesce ad importare dall’estero. Nel 1991 si salva miracolosamente in quella che è conosciuta la “strage di capodanno”, avvenuta all’interno del “Bar2000” nell’ambito della guerra tra Cosa Nostra e Stidda. Viene arrestato due volte per armi negli ultimi tre anni ma, soprattutto, per gli inquirenti è colui il quale ha fornito informazioni essenziali per eseguire i due delitti. Scrive il gip: “E’ la figura cardine, la costante delle due vicende in cui il suolo è Giano Bifronte, amico degli uni contro gli altri ma, all’occorrenza, amico degli altri contro i primi.” Secondo gli inquirenti Castronovo avrebbe fissato l’appuntamento fatale con Rallo nel 2015 non presentandosi e attirandolo nella trappola; sarebbe stato lo stesso Castronovo, quasi due anni più tardi, a informare Ignazio Rallo su dove trovare Azzarello. 

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