“Favara, minacce a minore e produzione pornografica”: al via processo a ex impiegato postale
E' accusato di aver minacciato una ragazzina al fine di farsi inviare scatti intimi per poi salvarli sul cellulare
Nuova udienza del processo a carico di Pasquale Di Stefano, 64enne ex impiegato delle Poste di Favara, accusato di aver minacciato una ragazzina al fine di farsi inviare scatti intimi per poi salvarli sul cellulare. I fatti risalgono dal giugno 2014 al dicembre 2017. Queste sono soltanto le ultime accuse – minaccia e produzione pornografica – mosse nei confronti di Di Stefano. L’uomo è stato infatti arrestato nel giugno dello scorso anno per un’altra vicenda legata al furto di 573 mila euro dalle casse dell’Ufficio postale di Favara.
Ieri mattina, davanti i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, è stata rigettata la richiesta avanzata dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Cioppa, di riunire questo procedimento con un altro – quello a carico dello stesso Di Stefano per la vicenda dei soldi rubati alle Poste – e celebrarlo davanti la seconda sezione penale presieduta dal giudice Wilma Angela Mazzara. La prima sezione, presieduta dal giudice Alfonso Malato, ha però respinto l’istanza rinviando l’udienza al prossimo 21 febbraio per sentire la parte offesa, rappresentata dall’avvocato Salvatore Cusumano, e tre funzionari della polizia giudiziaria.
Di Stefano è stato arrestato lo scorso giugno in un appartamento di Volklingen, paesino della Germania al confine con la Francia. Su di lui pendeva un mandato di cattura emesso dal Gip Alessandra Vella, su richiesta del pm Chiara Bisso, per aver rubato 573 mila euro dalle casse dell’Ufficio postale di Favara.
Nel febbraio 2020 l’inchiesta arrivò ad una svolta: I Carabinieri della Tenenza di Favara arrestarono Umberto Nocito e Annamaria Stagno, lui originario di Messina lei di Favara, che avrebbero messo in atto una mega estorsione da 250 mila euro nei confronti proprio di Pasquale Distefano. Secondo la ricostruzione Distefano, abilitato ad eseguire operazioni di addebito e accredito dato il suo ruolo da sportellista alle Poste, si sarebbe appropriato indebitamente – tra il 2011 ed il 2017 – di una somma pari a circa 570 mila euro distraendo beni mediante prelievi non autorizzati, spesso contestualmente a rimborsi di buoni fruttiferi, occultandoli poi tramite diversi escamotage. La seconda accusa nei suoi confronti, quella cardine dell’intera indagine, è di atti sessuali con minore.
Proprio questo circostanza sarebbe stata la “chiave” per poter ricattare Di Stefano. Ed è così che entra in gioco la coppia: venendo a sapere del suo “segreto” hanno cominciato a inoltrare richieste sempre più continue di soldi fino ad arrivare ad estorcere una cifra pari a 250 mila euro. Improvvisamente Di Stefano sparisce. Va in Lombardia, poi in Germania: chiede le ferie e, poco dopo, anche una proroga. Nel frattempo gli viene danneggiato il portone di casa, vengono trovate delle scritte e bruciata l’auto.