Giudiziaria

“Il paracco di Palma di Montechiaro”, chieste 10 condanne 

Nello stralcio ordinario del processo sul "paracco" mafioso di Palma di Montechiaro

Pubblicato 2 mesi fa

Il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, Pierangelo Padova, ha avanzato dieci richieste di condanna nel processo scaturito dall’inchiesta “Oro Bianco”, l’operazione che ha fatto luce sul cosiddetto “paracco” di Palma di Montechiaro guidato dal boss Rosario Pace. In questo stralcio processuale, che si sta celebrando col rito ordinario davanti i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento presieduto da Alfonso Malato, sono dodici gli imputati.

La pena più alta è stata proposta per i palmesi Sarino Lo Vasco e Tommaso Vitanza (20 anni di reclusione); otto anni di carcere è invece la richiesta di condanna nei confronti di Roberto Alletto, 37 anni di Palma di Montechiaro; Salvatore Curto, 40 anni di Canicattì; Giovanni Pietro Scaccia, 53 anni di Canicattì, e Vincenzo Fallea, 43 anni di Favara; sei anni di reclusione sono stati chiesti per Vincenzo Bennardo, 44 anni di Favara; Vincenzo Messina, 37 anni di Canicattì; Maurizio Licata, 57 anni di Licata. Sette anni di reclusione è la pena richiesta per Vincenzo Curto, 41 anni di Canicattì. Il pm ha altresì avanzato richiesta di assoluzione nei confronti di Calogero “U russu” Monterosso, 38 anni di Palma di Montechiaro, e Rosario Meli, 38 anni di Palma di Montechiaro.

Per tutti gli imputati, invece, è stata chiesta l’assoluzione dal reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Nello stralcio abbreviato sono già state disposte nove condanne (tra cui quella del boss Pace) per oltre un secolo di carcere e otto assoluzioni. A giugno è prevista la sentenza di secondo grado. L’inchiesta ha fatto luce sul cosiddetto paracco di Palma di Montechiaro, una cosca mafiosa indipendente da Cosa Nostra e Stidda, che avrebbe gestito un fiorente traffico di stupefacenti, infiltrato al consiglio comunale un proprio capodecina e tentato di mettere le mani sull’appalto del contratto di quartiere dal valore di due milioni di euro.

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