Giudiziaria

Licata, torture a disabili postate sui social: chiesta conferma delle condanne

La Procura Generale chiede la conferma delle 4 condanne per il reato di tortura

Pubblicato 1 anno fa

Al via il processo di secondo grado scaturito dalla sconvolgente inchiesta sulle torture ad alcuni disabili psichici di Licata peraltro postate sui social network. Il sostituto procuratore generale Carlo Lenzi ha chiesto la conferma delle quattro condanne disposte in primo grado dal gup del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano: Antonio Casaccio (9 anni); Gianluca Sortino (7 anni); Jason Lauria (8 anni); Angelo Marco Sortino (7 anni). Lo scorso anno sono stati tutti condannati e fu la prima sentenza in Sicilia che disponeva anni di carcere per tortura dall’istituzione del reato nel 2017. In aula sono proseguite poi le discussioni delle parti con l’avvocato Caci per la parte civile e l’avvocato Castronovo che rappresenta l’imputato Antonio Casaccio. In particolare la difesa ha chiesto la riapertura del dibattimento con la nomina di un medico legale al fine di verificare lo stato di invalidità di una delle persone offese. L’avvocato ha altresì avanzato richiesta di riqualificazione del reato – da tortura a quello meno grave di lesioni – sostenendo anche l’insussistenza del reato sequestro di persona tra le contestazioni mosse. La parola è poi passata agli avvocati Glicerio, che difende Angelo Marco Sortino, e Granvillano che invece difende Jason Lauria. Si torna in aula il 30 gennaio per l’arringa degli avvocati Santo Lucia e Giuseppe Vinciguerra e per la sentenza.  

LE INDAGINI

L’inchiesta, coordinata dall’allora procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto procuratore Gianluca Caputo, risale al gennaio scorso quando i carabinieri della Compagnia di Licata – guidati dall’allora capitano Francesco Lucarelli – fermarono tre persone accusate di aver picchiato e torturato tre disabili psichici postando poi sui social le immagini registrate con uno smartphone. La vicenda ha avuto un notevole impulso con la decisione delle vittime, spaventate e intimidite, di rompere il muro del silenzio e denunciare tutto ai carabinieri con non poche difficoltà dovute al timore di poter subire ritorsioni. Ritorsioni che puntualmente si sono verificate ai danni di uno degli invalidi che, appena due giorni prima, aveva denunciato i suoi aguzzini. Il 21 gennaio 2021, infatti, una delle vittime che aveva deciso di parlare con i carabinieri viene aggredita da più persone. Lo scorso 15 gennaio una delle vittime fu trascinata, legata con nastro adesivo in un vicolo di via Mazzini e picchiata con calci e pugni mentre altri riprendevano con un cellulare la scena poi puntualmente postata da uno dei tre indagati sul proprio profilo Facebook con tanto di faccina sorridente e la didascalia: “Imballaggio Bartolini, consegnamo pacchi in tutta Italia. Per info contattatemi”. 

LE REAZIONI 

La sconvolgente notizia fece in breve tempo il giro d’Italia e sono state diverse le nette prese di posizione delle Istituzioni. Il prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa, commentò così: “Fatti come quelli verificatisi a Licata ci ricordano che l’intolleranza, la mancanza di rispetto nei confronti del diverso sono ancora attuali e purtroppo presenti nella nostra comunità.” Un intervento molto duro sulla vicenda venne fatto anche dall’allora Arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro. 

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