Cattolica Eraclea

L’omicidio del marmista di Cattolica Eraclea, la difesa: “Non c’è movente”

L'accusa ha chiesto l'ergastolo, la difesa vuole l'assoluzione

Pubblicato 2 anni fa

Battute finali del processo a carico di Gaetano Sciortino, operaio di Cattolica Eraclea, accusato di aver ucciso il marmista del paese Giuseppe Miceli il 6 dicembre 2015 all’interno del suo laboratorio in via Crispi. L’accusa, sostenuta in aula dal sostituto procuratore Gloria Andreoli, ha chiesto nei suoi confronti l’ergastolo.

Ieri mattina, davanti i giudici della Corte di Assise di Agrigento, la parola è passata alla difesa – rappresentata dagli avvocati Santo Lucia e Giovanna Morello – che hanno invece avanzato una richiesta di assoluzione. “Non c’è movente, l’ipotesi della rapina battuta nelle iniziali fasi di indagine non ha retto al vaglio del gip e ci sono tante circostanze che non sono state appurate” hanno detto durante l’arringa.

Per l’accusa ad “incastrare” Sciortino, arrestato quasi due anni dopo il delitto del 2015,ci sarebbero alcuni elementi: il ritrovamento di una scarpa in un’area rurale la cui impronta sarebbe compatibile con quella repertata dai RIS sulla scena del crimine; il presunto pedinamento del giorno precedente e la distruzione di alcune punte da trapano da parte dei figli dell’imputato (intercettati) che appartenevano alla vittima. 

Il movente però non è stato mai ben chiaro. Nel corso del dibattimento a Sciortino sono stati concessi prima gli arresti domiciliari e lo scorso aprile l’obbligo di dimora a cui è tuttora sottoposto. Si torna in aula, davanti la Corte di Assise di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara, il 21 gennaio per la sentenza.

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