Giudiziaria

Pena ridotta per l’omicidio del cognato, il tribunale: “Fu provocato”

“L’imputato fu ripetutamente provocato con vilipendi e continue minacce, offese e umiliazioni” scrive adesso la Corte di Assise di Appello

Pubblicato 2 anni fa

La Corte di Assise di Appello di Palermo ha depositato le motivazioni alla base della sentenza di condanna a dieci anni e otto mesi di reclusione nei confronti di Raimondo Burgio, 40enne di Palma di Montechiaro, per l’omicidio del cognato Ignazio Scopelliti.

In primo grado il tribunale di Agrigento aveva inflitto 17 anni e 4 mesi di reclusione a Burgio non riconoscendogli le attenuanti generiche e la provocazione. Circostanza che, invece, ha trovato conferma nel processo di secondo grado così come peraltro richiesto dalla stessa accusa che aveva avanzato la proposta di condanna ad 8 anni. 

“L’imputato fu ripetutamente provocato con vilipendi e continue minacce, offese e umiliazioni” scrive adesso la Corte di Assise di Appello di Palermo. Alla base dell’omicidio i rapporti ormai logori tra i due parenti e, in particolare modo, i conflitti della vittima con la sorella dell’imputato. Fino all’ultima diatriba sfociata nel sangue. Il delitto fu ripreso da alcune telecamere di sorveglianza che insistevano nella zona e Burgio, dopo essere stato arrestato, ha confessato.

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