Giudiziaria

Pensionato legato e ucciso a Palma di Montechiaro, testimone finisce sotto inchiesta

La Corte ha deciso di inviare le carte in Procura per l'ipotesi di falsa testimonianza

Pubblicato 2 anni fa

E’ ripreso questa mattina, davanti la Corte di Assise di Agrigento presieduta dal giudice Wilma Angela Mazzara, il processo a carico di Dana Mihaela Nicoletta Chita, badante rumena di 28 anni, accusata dell’omicidio volontario aggravato (e rapina) di Michelangelo Marchese, 89enne di Palma di Montechiaro trovato cadavere all’interno del suo appartamento in via Pietro Attardo con mani e piedi legati l’11 luglio 2020. 

Un’udienza particolarmente “movimentata” che si è accesa ancora di più durante l’escussione di alcuni testimoni chiamati a deporre. Uno di loro, infatti, si è praticamente rifiutato di rispondere alle domande e, dopo diversi richiami e ammonimenti, la Corte ha deciso di trasmettere gli atti alla Procura al fine di valutare eventuale reato di falsa testimonianza.  La Corte ha poi rinviato l’udienza al prossimo 23 settembre quando la parola passerà al sostituto procuratore Cecilia Baravelli per la requisitoria e alla discussione dei legali della parte civile, gli avvocati Vito Cangemi e Giuseppe Fabio Cacciatore. Poi si procederà all’arringa della difesa dell’imputata, rappresentata dall’avvocato Angelo Asaro. 

Il cadavere di Michelangelo Marchese viene rinvenuto all’interno del suo appartamento in via Pietro Attardo, a Palma di Montechiaro, con mani e piedi legati l’11 luglio 2020. Già una prima ispezione del medico legale nell’immediatezza dei fatti aveva escluso la morte naturale. Le indagini, condotte sul campo dai carabinieri della Compagnia di Licata si sono fin da subito concentrate sulla badante dell’anziano che era stata pure sentita subito dopo il delitto. Di Marchese non si avevano notizie da alcuni giorni così sono intervenuti i Vigili del Fuoco appositamente giunti da Licata. Quando hanno aperto la porta d’ingresso il cadavere di Marchese era insanguinato e presentava mani e piedi legati. La svolta nelle indagini si ha con il ritrovamento dell’auto della vittima in possesso di un pregiudicato di Canicattì che ha confermato la circostanza che la donna, dopo l’omicidio, lo avesse contattato per far sparire la macchina. La donna, secondo quanto ricostruito, dopo aver compiuto la rapina e ucciso l’uomo avrebbe lasciato la casa a soqquadro fuggendo con l’auto della vittima. Gli esami del Ris di Messina hanno poi chiuso il cerchio facendo scattare le manette nei confronti della badante. 

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