Otto anni di reclusione per aver ucciso il cognato con alcuni colpi di pistola al culmine dell’ennesima lite familiare. I giudici della Corte di Appello di Palermo hanno condannato Raimondo Burgio, 41 anni, di Palma di Montechiaro, per l’omicidio di Ignazio Scopelliti. Il delitto si consumò nel novembre 2018 davanti la casa della madre dell’imputato. Il verdetto arriva a conclusione di un iter giudiziario lungo e complesso.

Burgio in primo grado era stato condannato a 17 anni e 4 mesi di reclusione. Nel giudizio di secondo grado la pena venne sensibilmente ridotta a 10 anni e 4 mesi alla luce in virtù del riconoscimento delle attenuanti e della provocazione. Lo scorso anno la Cassazione annullò quest’ultimo verdetto disponendo un processo-bis davanti una nuova sezione della Corte di Appello di Palermo chiamata a valutare nuovamente la sussistenza delle attenuanti generiche. A sei anni dai fatti ecco la nuova sentenza con i giudici di secondo grado che hanno ulteriormente ridotto la condanna a 8 anni di reclusione.

All’imputato, difeso dall’avvocato Francesco Scopelliti, è stata riconosciuta quella della provocazione così come era avvenuto nel primo processo di Appello. In quell’occasione i giudici, nelle motivazioni, scrissero che “fu ripetutamente provocato con vilipendi e continue minacce, offese e umiliazioni”. Alla base dell’omicidio i rapporti ormai logori tra i due parenti e, in particolare modo, i conflitti della vittima con la sorella dell’imputato. Fino all’ultima diatriba sfociata nel sangue. Il delitto fu ripreso da alcune telecamere di sorveglianza che insistevano nella zona e Burgio, dopo essere stato arrestato, ha confessato.