Agrigento

“Tentata estorsione a due costruttori”, annullata condanna al boss Massimino 

La Corte di Cassazione ha annullato due delle tre ipotesi di tentata estorsione

Pubblicato 1 anno fa

La Corte di Cassazione ha annullato due delle tre ipotesi di tentata estorsione contestate al boss Antonio Massimino, ritenuto per anni al vertice della mafia di Agrigento, ai danni di due costruttori agrigentini e per le quali era stato condannato a sei anni di reclusione. I giudici ermellini, accogliendo il ricorso avanzato dall’avvocato Salvatore Pennica, hanno disposto un nuovo processo per Massimino, che si celebrerà davanti ad una nuova sezione della Corte di Appello di Palermo, limitatamente ad un singolo episodio.

Si tratta del tentativo di imporre agli imprenditori Li Causi l’assunzione di un operaio. La Cassazione ha poi cancellato, questa volta senza rinvio e dunque con verdetto che diventa definitivo, la condanna relativa ad un altro tentativo di estorsione, riqualificato adesso in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. L’episodio riguarda la richiesta ai costruttori di saldare un debito di 85 mila euro al titolare di un’impresa. Reato che, in mancanza di querela di parte, non poteva essere perseguito.

Nell’inchiesta era coinvolto anche Liborio Militello, difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo, ritenuto uno degli uomini più “vicini” a Massimino. La sua condanna diventa definitiva limitatamente alla richiesta di “messa a posto” ai due costruttori per l’immobile in via Mazzini. La Cassazione ha però annullato, così come avvenuto per Massimino, la contestazione dell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni (vicenda del debito da saldare) che, in virtù della legge Cartabia e in assenza di querela di parte, diventa improcedibile. La condanna di Militello diventa dunque definitiva ma la pena (5 anni di reclusione) dovrà essere rideterminata dal giudice in fase esecutiva.  Sia Massimino che Militello sono stati recentemente condannati in Appello (20 anni al primo, 8 anni al secondo) nell’ambito della maxi inchiesta Kerkent, operazione eseguita dalla Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento, che ha fatto luce sulla scalata al vertice del primo in cosa nostra agrigentina. 

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