Canicattì

Usura a Canicattì, giustificazione non valida: accompagnamento coattivo per il “supertestimone”

La giustificazione fornita dal testimone non è stata ritenuta oggettivamente valida e l’impedimento a non presenziare non legittimo con conseguente accompagnamento coattivo alla prossima udienza del 16 novembre. Lo hanno disposto i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato con a latere Alfonso Pinto e Giuseppa Zampino, nell’ambito del […]

Pubblicato 4 anni fa

La giustificazione fornita dal testimone non è stata ritenuta oggettivamente valida e l’impedimento a non presenziare non legittimo con conseguente accompagnamento coattivo alla prossima udienza del 16 novembre. Lo hanno disposto i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato con a latere Alfonso Pinto e Giuseppa Zampino, nell’ambito del processo scaturito dall’inchiesta “Cappio” che nel 2012 avrebbe fatto luce su un giro di usura a Canicattì.

Era attesa per oggi la testimonianza ritenuta importante ai fini dell’accusa ma un certificato medico – la cui motivazione non è stata ritenuta oggettivamente valida dai giudici – ha “stoppato” il processo. Il pm Gloria Andreoli aveva avanzato la richiesta, prima di iniziare la requisitoria, di sentire alcune persone in considerazione di un probabile rischio di inquinamento probatorio. Alcuni dei testi, nel corso del processo, avrebbero infatti cambiato versione rispetto a quanto dichiarato in durante le indagini.

Sul banco degli imputati, per le ipotesi di reato di associazione a delinquere, usura ed estorsione, siedono dieci persone: si tratta di Giuseppe Lo Brutto, 57 anni; Angelo Gloria, 57 anni; Giuseppe Zucchetto, 45 anni; Calogero Liuzzi, 39 anni; Ivan Sciabbarrasi, 43 anni; Antonio Gianluca Canicattì, 35 anni; tutti di Canicattì, Angelo Valletta, 65 anni, di Enna; Giuseppe Liuzzi, 37 anni, di San Cataldo; infine i fratelli Antonio Maira, 69 anni, e Giuseppe Maira, 64 anni: questi ultimi sono stati fermati in un blitz congiunti di polizia e carabinieri nel dicembre scorso sempre con l’accusa di usura.

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