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Fango sulla memoria: l’alluvione del Salso ha danneggiato migliaia di documenti dell’archivio comunale

Scontro in Consiglio Comunale sulla gestione dell'archivio trasferito all'ex Parnaso. Il gruppo Restart - 5 Stelle denuncia: "Beni culturali a rischio e nessuna risposta sulle autorizzazioni allo spostamento". Salvato l'87% del materiale, ma restano ombre sulle responsabilità.

Pubblicato 2 ore fa

Non è solo carta bagnata, è un pezzo di storia che rischia di sparire. Il dibattito nell’ultimo Consiglio Comunale di Licata si è infiammato attorno ad una interrogazione posta dal gruppo Restart – 5 Stelle (consiglieri Cammilleri, Dainotto, Vicari, Cigna e Amato) che punta il dito sulla sicurezza dei locali dell’edificio ex Parnaso dove l’ente negli ultimi anni ha trasferito l’archivio comunale.

Locali che, il 19 ottobre 2024, sono finiti sott’acqua durante una violenta alluvione del fiume Salso che mise la città in ginocchio, con conseguenze gravi – e in alcuni casi irreparabili – per il vasto patrimonio documentale che vi era raccolto perché fosse tutelato.

La risposta del tecnico incaricato è chiarisima: la documentazione che risulta essere stata gravemente danneggiata dall’evento alluvionale ammonta complessivamente a 624 faldoni, stimati in circa 500.000 documenti. Si tratta di atti deliberativi, dirigenziali e amministrativi, che coprono un ampio arco temporale, dal 1950-1963 fino al 2023. Tra questi deliberazioni di Giunta, Consiglio comunale e commissari straordinari, ma anche atti della Procura e del Tribunale, oltre a fascicoli legali e amministrativi.

“L’amministrazione comunale – si dice nella risposta – ha prontamente avviato le operazioni di recupero che hanno incluso la rimozione manuale del fango, la ricomposizione e l’asciugatura controllata della documentazione. Grazie a tali interventi è stato possibile salvaguardare l’87% del patrimonio archivistico collocato nei locali dell’ufficio ex Parnaso”. Il resto è quindi ormai irreparabilmente perso, perché in larga parte mai digitalizzato.

Il consigliere Fabio Amato ha espresso un duro atto d’accusa contro la gestione politica e amministrativa precedente al disastro. “L’archivio è un bene culturale tutelato – ha incalzato Amato – ed è stato spostato dal Palazzo di Città all’ex Parnaso a causa di lavori di ristrutturazione. Dobbiamo capire chi ha autorizzato lo spostamento in locali che si sono rivelati inadeguati e sotto-quotati rispetto alla sede stradale”.

Secondo i consiglieri di minoranza, la normativa sui beni culturali (D.Lgs 42/2004) imporrebbe stringenti misure di sicurezza e l’autorizzazione della Soprintendenza Archivistica per ogni trasferimento. “Qualcuno rischia di avere problemi persino con la pensione se i propri dati sono andati distrutti”, ha aggiunto con amarezza Amato, denunciando il silenzio dell’amministrazione alle sue domande dirette durante la seduta.

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