Mafia

Depistaggio, familiari vittime: “Sentenza senza verità”

Così Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari di vittime innocenti di mafia

Pubblicato 2 anni fa

“Non entro nel merito della sentenza che certamente ha le sue motivazioni, ma trascorsi trenta anni dalla strage nella quale morirono il giudice Paolo Borsellino ed i componenti della sua scorta, non mi rimane che prendere atto di una giustizia che – su quell’evento – non c’è stata e non potrà mai esserci, e di una verità che emerge in maniera soltanto parziale, che non spiega ancora la genesi delle stragi”.

Così Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari di vittime innocenti di mafia, dell’associazione ‘I Cittadini contro le mafie e la corruzione’, commenta la sentenza del processo sul depistaggio nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio, che ha dichiarato prescritti i reati per due dei tre poliziotti imputati di concorso in calunnia aggravata, Mario Bo e Fabrizio Mattei, assolvendo Michele Ribaudo. “A nome mio e dei familiari di vittime innocenti di mafia che rappresento – conclude Ciminnisi – esprimo la mia vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime della strage di via D’Amelio”. 

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