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La famiglia mafiosa di Torretta e il rapporto speciale con l’America: 10 arresti

Colpo alla storica famiglia mafiosa di Torretta e al mandamento di Passo di Rigano

Pubblicato 3 anni fa

I Carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di 11 persone accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, detenzione di stupefacenti, favoreggiamento personale e tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Sarebbero tutti componenti della famiglia mafiosa di Torretta, comune in provincia di Palermo, da sempre con solidi legami con la mafia newyorkese. Le indagini coordinate dalla Dda hanno portato nove persone in carcere, una agli arresti domiciliari e una all’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Gli arrestati nell’operazione Crystal Tower dei carabinieri del comando provinciale di Palermo sono Lorenzo Di Maggio, 70 anni, Raffaele Di Maggio, 58, Filippo Gambino, 55, Giovanni Angelo Mannino, 69, Ignazio Antonino Mannino, 64, Francesco Puglisi, 55, Natale Puglisi, 62, Natale Puglisi, 55, Calogero Badalamenti, 50. Ai domiciliari e’ stato posto Calogero Caruso, di 84 anni.

Ruolo di rilievo nel clan avrebbe Raffaele Di Maggio, figlio dello storico esponente mafioso Giuseppe Di Maggio detto ‘Piddu’, morto nel gennaio 2019. Fedelissimi del boss erano Ignazio Antonino Mannino, anche lui con funzione direttiva e organizzativa, Calogero Badalamenti cui era stata affidato il controllo sul territorio di Bellolampo, Lorenzo Di Maggio, detto ‘Lorenzino’ scarcerato nell’agosto del 2017 e sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Carini, Calogero Caruso, detto Merendino, ritenuto una figura di vertice della ‘famiglia’, il nipote Filippo Gambino e Calogero Christian Zito, che faceva la spola tra la Sicilia e gli Usa. Le attivita’ indagine hanno interessato anche due fratelli imprenditori edili di Torretta.

Al centro dell’indagine, condotta dal Nucleo investigativo dei Carabinieri e coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, ci sono il mandamento di Passo di Rigano e la famiglia mafiosa di Torretta, un piccolo borgo con poco piu’ di 4.000 abitanti nell’hinterland palermitano, da sempre roccaforte mafiosa alleata dei cosiddetti ‘scappati’, boss della fazione sconfitta dai corleonesi di Toto’ Riina al termine della seconda guerra di mafia e costretti all’esilio negli Usa.

Le indagini

Resta solido lo storico legame tra il clan mafioso di Torretta (Pa) e la mafia americana. Lo ha accertato l’inchiesta dei carabinieri che ha portato all’esecuzione di 11 misure cautelari. Le indagini hanno documentato il legame con esponenti di spicco di “cosa nostra” statunitense capace di condizionare, attraverso propri emissari, gli assetti criminali della cosca. La mafia di Torretta si sarebbe inserita nel tessuto economico legale, tra edilizia, agricoltura e allevamento di bestiame attraverso il diretto intervento nelle dinamiche di compravendita degli animali e dei terreni. Il clan avrebbe controllato inoltre le commesse pubbliche e private non solo a Torretta, dove sarebbe riuscito ad infiltrarsi nella locale amministrazione influenzando e modificando l’esito delle elezioni comunali del 2018, fino allo scioglimento del Comune del 2019, ma anche nei comuni limitrofi di Capaci, Isola delle Femmine e Carini, oltre che in alcuni quartieri di Palermo che fanno capo al “mandamento” di Passo di Rigano. I carabinieri hanno ricostruito i numerosi incontri riservati organizzati nelle campagne per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine tra gli affiliati del clan di Torretta ed in particolare un summit avvenuto la sera del 21 novembre 2018 in casa di Raffaele Di Maggio boss ai vertici del clan, arrestato oggi. Alla riunione presero parte anche Ignazio Antonino Mannino, e Calogero Badalamenti. 

Le intercettazioni

Le dichiarazioni del generale di brigata Arturo Guarino, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo.

Si tratta di un’attivita’ investigativa prolungata che ha dimostrato le relazioni tra i mafiosi italiani e quelli degli Stati Uniti. Ancora una volta una penetrazione opprimente nel tessuto economico della comunita’ e un inquinamento anche delle istituzioni locali”. A dirlo il generale di brigata Arturo Guarino, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, commentando l’operazione “Crystal Tower” che ha permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Torretta. “I carabinieri – aggiunge – cercano di liberare e dare dignita’ a una comunita’ che troppe volte, per troppo tempo, e’ stata sotto una cappa insopportabile da parte della mafia”. A proposito del blitz, i carabinieri hanno infatti evidenziato “una rinnovata vitalita’ della famiglia mafiosa di Torretta che, forte dei suoi legami con gli affiliati americani e della ritrovata autorevolezza dei vertici del mandamento, puntava a ritornare ai fasti del passato, ergendosi nuovamente a testa di ponte fra le due anime di cosa nostra, quella siciliana e quella d’oltremare, da sempre costituenti due facce di una stessa medaglia”.

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