Mafia

Mafia e Stidda nell’agrigentino, al via le arringhe difensive nel processo “Condor”

L'operazione dei carabinieri che lo scorso anno fece luce sulla riorganizzazione di Cosa nostra e Stidda nella parte orientale della provincia di Agrigento

Pubblicato 1 anno fa

Proseguono le arringhe difensive nel processo scaturito dall’inchiesta Condor, l’operazione dei carabinieri che lo scorso anno fece luce sulla riorganizzazione di Cosa nostra e Stidda nella parte orientale della provincia di Agrigento. Undici le persone che siedono sul banco degli imputati nello stralcio che segue il rito abbreviato. Il pubblico ministero della Dda, Claudio Camilleri, ha chiesto nella scorsa udienza condanne pari a quasi un secolo di carcere. Questa mattina la parola è passata alle difese. In particolare hanno discusso gli avvocati Salvatore Cusumano, Giuseppe Barba, Raffaele Bonsignore e Valerio Vianello Accorretti che hanno trattato nello specifico le posizioni di Nicola Ribisi, Giuseppe Sicilia e Domenico Lombardo.

Per quanto riguarda Ribisi, gli avvocati Barba e Vianello hanno sostenuto la mancanza di riscontri in numerose intercettazioni contestando soprattutto la circostanza aggravante del ruolo di capo promotore dell’associazione in assenza dell’individuazione di eventuali partecipi al sodalizio criminale. Discussa anche la posizione di Domenico Lombardo, accusato di associazione mafiosa, due tentate estorsioni e del danneggiamento con incendio ai danni di una ditta che si occupa di soccorso stradale. L’avvocato Cusumano, nello specifico, ha sostenuto l’incertezza della prova sul fatto che il rogo fosse di natura dolosa. La difesa ha anche contestato gli incontri di Lombardo con altri presunti sodali all’interno dello studio legale dell’avvocato Porcello nonché le tentate estorsioni ai danni di due imprenditori che, secondo quanto sostenuto dall’avvocato, sono stati indicati dal collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati nel 2017 quali soggetti “vicini” a Cosa Nostra. Il giudice Ivana Vassallo ha aggiornato l’udienza al prossimo 17 gennaio quando a discutere saranno gli avvocati Santo Lucia e Giuseppe Vinciguerra. L’1 febbraio, invece, sarà emessa la sentenza.

Undici, come detto, le richieste di condanna avanzate: Giuseppe Chiazza (20 anni); Nicola Ribisi (20 anni); Domenico Lombardo (12 anni); Luigi Montana (4 anni); Giuseppe Sicilia (10 anni); Luigi Pitruzzella (8 anni); Baldo Carapezza (8 anni); Rosario Patti (6 anni e 1 mese); Francesco Centineo (6 anni); Ignazio Sicilia (4 anni). Le accuse – a vario titolo – sono associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. L’operazione – coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ed eseguita dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Agrigento – è scattata nel gennaio scorso quando furono arrestate 9 persone. L’indagine ha puntato i riflettori sul riassetto delle famiglie mafiose di Cosa nostra e della Stidda nella parte orientale della provincia di Agrigento e, in particolare, tra Favara, Palma di Montechiaro, Licata e Canicattì. I militari dell’Arma, durante le indagini, hanno raccolto importanti indizi sul controllo delle attività economiche nel territorio di Palma di Montechiaro, con riferimento al settore degli apparecchi da gioco e delle mediazioni per la vendita dell’uva (le cosiddette sensalie), e delle  “messe a posto” a Favara con danneggiamenti a seguito di incendio. 

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