Mafia

Mafia, fissato processo d’appello per boss Leo Sutera e i suoi fiancheggiatori

Si celebrerà il prossimo 16 giugno, davanti la quarta sezione penale della Corte d’Appello di Palermo presieduta dal giudice Giacomo Montalbano, il processo di secondo grado nei confronti del boss Leo Sutera, 70 anni di Sambuca di Sicilia, considerato uno dei “fedelissimi” di Matteo Messina Denaro, e dei suoi tre  fiancheggiatori. In primo grado, la […]

Pubblicato 4 anni fa

Si celebrerà il prossimo 16 giugno, davanti la quarta sezione penale della Corte d’Appello di Palermo presieduta dal giudice Giacomo Montalbano, il processo di secondo grado nei confronti del boss Leo Sutera, 70 anni di Sambuca di Sicilia, considerato uno dei “fedelissimi” di Matteo Messina Denaro, e dei suoi tre  fiancheggiatori. In primo grado, la scorsa estate, furono condannati tutti e quattro gli imputati: Leo Sutera, alias “u prufissuri”, alla pena di diciotto anni; tre anni di reclusione, invece, per la fioraia di Sambuca di Sicilia Maria Salvato, 45 anni, l’autista di Sutera, Vito Vaccaro, 57 anni, e l’imprenditore Giuseppe Tabone.

Sutera rispondeva di associazione per delinquere di tipo mafioso. Il capomafia sambucese, che ha fatto parte della cerchia ristretta dei soggetti in contatto con il latitante trapanese Matteo Messina Denaro, è stato al centro di un’indagine iniziata nel 2015 «che ha consentito di ricostruire gli interessi criminali di Sutera e le responsabilità dei suoi sodali. Sutera avrebbe impartito direttive attraverso la costante partecipazione a riunioni ed incontri con gli altri associati e presieduto a tutte le relative attività ed affari illeciti, curando la gestione delle interferenze nella realizzazione delle opere oggetto di appalti ed opere pubbliche, nonché assicurando il collegando con altre articolazioni territoriali di Cosa nostra.

Il boss di Sambuca di Sicilia avrebbe potuto contare sull’apporto di Giuseppe Tabone, Maria Salvato e Vito Vaccaro «particolarmente attivi nell’aiutare il capomafia aiutandolo ad eludere le indagini, salvaguardandone gli spostamenti e la comunicazione». Tabone e Salvato lo avrebbero tenuto costantemente informato dell’esistenza di telecamere e di possibili attività investigative nei suoi confronti, mentre Vaccaro avrebbe anche messo a sua disposizione mezzi e risorse, tra cui un immobile da destinare ad incontri riservati. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Angela Porcello, Carlo Ferracane, Mauro Tirnetta, Giovanni Vaccaro, Sergio Vaccaro, Piero Marino e Luca Cianferoni.

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