Mafia

Mafia, l’incontro tra i boss Di Caro e Ribisi e il sottile equilibrio tra Cosa nostra e Stidda

Le operazioni Xidy e Condor fotografano in tempo reale il dinamismo delle cosche mafiose della provincia di Agrigento e il rapporto, caratterizzato anche da frizioni, tra Cosa Nostra e Stidda

Pubblicato 1 anno fa

“A chi mi hai portato dentro?” avrebbe chiesto Lillo Di Caro, capo del mandamento mafioso di Canicattì, al boss di Palma di Montechiaro Nicola Ribisi. Il riferimento è ad Antonino Chiazza (già arrestato nell’operazione Xidy), ritenuto uno degli elementi di vertice della nuova stidda. Il trasferimento di quest’ultimo – da Palma di Montechiaro a Canicattì – sarebbe stato al centro di diversi summit tra l’anziano boss e il capo della consorteria palmese. 

Le operazioni Xidy e Condor, eseguite a distanza di un anno l’una dall’altra, fotografano in tempo reale il dinamismo delle cosche mafiose della provincia di Agrigento e il rapporto, caratterizzato anche da frizioni, tra Cosa Nostra e Stidda. Come quella avvenuta in occasione del trasferimento di Chiazza a Canicattì soltanto dopo il benestare di Di Caro. A fare da garante, secondo le indagini, proprio Nicola Ribisi, arrestato questa mattina dai carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento. 

Non sempre questa coesistenza sarebbe stata “gradita”, soprattutto alla luce di una costante spregiudicatezza di Chiazza nel territorio di Canicattì e nel campo delle sensalie. Così, secondo quanto emerso dalle indagini, Di Caro avrebbe “richiamato” nuovamente Ribisi: “Scenditene in paese e vai a risolverti le cose vicino la tua casa..per le cose di Canicattì me la vedo io.. per i paesani miei”. Il racconto di quanto avvenuto emerge da una intercettazione, effettuata nello studio dell’avvocato Porcello, tra lo stesso Chiazza e Buggea. 

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