Cianciana

Mafia, omicidio Passafiume a Cianciana: in aula il fratello della vittima

L'imprenditore non si piegò alla mafia e venne ucciso

Pubblicato 3 anni fa

E’ ripreso ieri mattina, davanti i giudici della Corte di Assiste di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara con a latere Giuseppe Miceli, il processo a carico dell’ergastolano Filippo Sciara, già affiliato alla “famiglia” mafiosa di Siculiana, accusato dell’omicidio di Diego Passafiume, un imprenditore agricolo ucciso il 22 agosto 1993 – giorno del suo matrimonio – a Cianciana, piccolo centro nell’agrigentino. Sciara, coinvolto anche nella nota vicenda del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, è accusato di omicidio premeditato, con l’aggravante di aver agevolato l’attività dell’associazione mafiosa denominata Cosa Nostra. 

In aula proseguono le audizioni dei testimoni dell’accusa, sostenuta in aula dal pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Alessia Sinatra. La scorsa udienza era comparsa la vedova Passafiume mentre ieri è stato sentito il fratello della vittima che ha dichiarato come l’imprenditore avesse subito pressioni e intimidazioni prima di essere ucciso. Sentito anche uno dei carabinieri che si è occupato delle indagini. 

La vittima, onesto imprenditore 41enne nel settore del movimento terra, mentre era alla guida della propria auto, era stata raggiunta da alcune fucilate, sparategli da un ignoto, che si era subito dileguato con altri complici, a bordo di un’autovettura. Durante le immediate ricerche, i Carabinieri ritrovarono, in fiamme, l’auto utilizzata dai killers. L’autopsia confermò che l’imprenditore era stato colpito da tre fucilate, di cui una in pieno volto. Le indagini, sin da subito, si mostrarono alquanto difficili. Venne privilegiata la pista che portava ai sub appalti, settore in cui risultava ben inserito il Passafiume.

La vera e propria svolta nelle indagini si è avuta nel Luglio del 2017, allorquando i militari dell’Arma, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno acquisito determinanti indizi di colpevolezza nei confronti di un individuo, sospettato di essere l’esecutore materiale del brutale omicidio. In particolare, grazie ad alcuni album fotografici esibiti ad alcuni parenti della vittima, che all’epoca avevano assistito alla tragica scena del delitto, i Carabinieri hanno stretto il cerchio dei loro sospetti nei confronti di Filippo Sciara.

Gli elementi di prova raccolti, sono stati poi confermati anche dalle convergenti dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia (Salemi Pasquale, Di Gati Maurizio e Vaccaro Giuseppe Salvatore), anche essi in varie circostanze arrestati dai Carabinieri di Agrigento, secondo i quali è emerso che l’omicidio fu commesso nel contesto mafioso territoriale, in quanto Diego Passafiume era ritenuto un imprenditore “scomodo”, che faceva troppa concorrenza alle dinamiche mafiose. Si torna in aula il 28 gennaio.

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